Avezzano. Dubbi sul futuro della microelettronica in Italia. Questo quanto emerso dal convegno che si è tenuto nei giorni scorsi a Roma. Il punto fondamentale su cui si è dibattuto è il rilancio del tavolo di settore, che da troppo tempo è fermo. I partecipanti a questo tavolo, che ricordiamo sono il governo, le organizzazioni sindacali, l’associazione Anie e le regioni si sono incontrati l’ultima volta il 26 settembre 2014, poi è sceso il silenzio. Questo convegno voluto dalle organizzazioni sindacali aveva lo scopo di dare uno nuovo slancio a questo tavolo, ma occorre registrare purtroppo l’assenza delle istituzioni. Infatti non era presente nessun rappresentante del governo e tanto meno delle regioni. L’unica rappresentanza del mondo politico e’ stata quella del sindaco di Vimercate, il quale e’ intervenuto esprimendo le preoccupazioni per una perdita di posti di lavoro nel suo territorio. Oltre, quindi al rilancio del tavolo di settore, si sono evidenziate le criticità che stanno coinvolgendo ST, in quanto c’e’ una forte preoccupazione che il governo italiano, pur di fare cassa, svenda quote di sua propietà, perdendo cosi’ anche la possibilità di scegliere dove fare investimenti, visto che in questo caso la maggioranza resterebbe al governo francese. E’ vero pero’ che anche il sindacato francese e’ preoccupato, in quanto c’e’ stato l’intervento di Mariano Bona (sindacalista ftm-Cgt), il quale ha spiegato le difficoltà che si stanno prospettando a livello occupazionali dei siti d’oltralpe. Sono intervenuti i vari delegati RSU delle aziende ST e Micron e tutti hanno espresso preoccupazioni per il loro futuro, in particolare per i 15 lavoratori Micron, per i quali il 20 Luglio scadrà la cassa integrazione e saranno messi in mobilità. Per quanto riguarda la partecipazione dei delegati LFoundry è stato lasciato spazio all’intervento del professor Faccio dell’università dell’Aquila, il quale ha espresso le sue preoccupazioni circa il futuro della microelettronica, ma ha anche ricordato le ottime cose fatte dall’Italia in questo campo.
Inoltre ha fatto un breve resoconto della storia dello stabilimento di Avezzano, evidenziando come dopo 25 anni questo stabilimento sia ancora in vita, nonostante il passaggio di tre compagnie e di svariati cambi di tecnologia, di prodotti e di condizioni lavorative, tutto questo grazie alla capacità delle persone che vi lavorano, perchè ogni volta hanno saputo raccogliere le sfide e vincerle. E’ certo che se l’Italia e l’Europa in primis non investono in questo settore, vincere le sfide con il far est, ma anche con gli USA, per l’aziende europee sara’ difficilissimo, perche’ entrambi hanno già messo in campo dei piani di sviluppo della microelettronica. Ad esempio gli USA hanno stanziato degli investimenti affinchè si costruiscano 15 FAB ad elevatissima tecnologia, mentre la Cina ha stabilito che entro il 2020 o 2025 il 50% dei prodotti elettronici venduti per il mercato interno dovra’ essere completamente prodotto in casa, dal componente piu’ piccolo a quello più grande ( cioe’ a KM0) Sara’ compito delle organizzazioni sindacali e in questo la FIM-CISL vuole fare la sua parte spingere affinchè la microelettronica torni ad essere un settore strategico in Italia e in Europa. “Occorrono scelte forti da parte del Governo e delle istituzioni, tra cui la conferma del
controllo pubblico su StM e l’attuazione dell’agenda digitale e indirizzi nei confronti delle aziende per il rilancio degli investimenti tecnologici”. “E’ urgente che finalmente ci si occupi di politica industriale e ci si preoccupi di sostenere i settori strategici, proprio per preservare e sviluppare il ruolo del nostro Paese tra le economie avanzate”. E’ quanto ha affermato Nicola
Alberta coordinatore nazionale Fim Cisl della Microelettronica al convegno organizzato da Fim, Fiom e Uilm quest’oggi a Roma al Centro Congressi Cavour.