Avezzano. “Vox clamantis in deserto, ovvero sia, parole al vento quelle della Confagricoltura sulla ristrutturazione degli uffici regionali del settore, che invece di garantire efficienza e funzionalità a favore degli agricoltori produce solo disparità e prevaricazioni degli interessi dei pochi rispetto alle istanze dei tanti” è la dotta affermazione di Concezio Gasbarro Presidente di Confagricoltura Abruzzo. “Solo oggi si alza la voce dei Consiglieri Regionali che hanno perso presidi sul territorio dimentichi che il problema non è nella spoliazione del singolo ma nell’impianto generale della ristrutturazione, che se valutata nella logica dei beneficiari dei servizi testimonia tutta la propria inadeguatezza nel dare le risposte necessarie alle istanze di un mondo agricolo e forestale sempre più stretto all’angolo, proprio da quelle istituzioni che invece dovrebbero sostenerlo”. Si rammarica il Presidente Gasbarro. Confagricoltura Abruzzo ritiene sia legittima e giusta la ristrutturazione della governance agricola che doveva avviarsi attraverso il dialogo partecipativo con i cittadini-contribuenti-utenti e che avrebbe portato a ben più funzionali risultati. Ad oggi possiamo solo registrare il totale fallimento delle politiche regionali, non in grado di regolare un sistema rispetto alla complessità che rappresenta. “Altro che Confagricoltura malata di localismo come alcuni hanno voluto definirci, altro che Sindacato contrario al governo regionale. Noi non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo essere un modello di rappresentanza sociale distante dagli interessi del mondo imprenditoriale agricolo per accarezzare le sirene di una politica e di una tecno – burocrazia confusionaria e inconcludente, noi lavoriamo per fare in modo che l’ agricoltura, oggi considerata come la terra degli ultimi, torni ad essere considerata e rispettata per quello che produce, per l’occupazione che è in grado di assicurare per i numeri che esprime. Non ci accontentiamo di pacche sulle spalle, di qualche organetto nelle sagre paesane, e della falsa rappresentazione folcloristica di un mondo che tanto piace ai politici ma che poco produce per l’economia ed il benessere”. Conclude Concezio Gasbarro.