Rocca di Botte. Sospetti sulla morte di Teresa Scinica, la procura apre un’inchiesta per chiarire alcuni punti ancora oscuri. La donna che nel febbraio scorso rimase schiacciata dalla sua auto mentre apriva la serranda del garage, nel 1982 era alla guida di un commando delle Brigate rosse che assalì una filiale del Banco di Napoli di Torino dove vennero uccise due guardie giurate. Per questo non essendoci testimoni dell’incidente e avendo la donna da poco terminato di scontare l’ergastolo, la procura ha deciso di vederci chiaro. La Scinica, rientrata nella villetta dove viveva con il compagno, si è diretta nella rampa del garage per parcheggiare l’auto. Da quando aveva scontato la condanna la brigadista si era trasferita con il marito a Rocca di Botte, in località Casaletto, dove però in pochi la conoscevano perché conduceva una vita riservata. La donna ha lasciato la macchina accesa sulla rampa d’accesso al box e quando è scesa per aprire la serranda è rimasta schiacciata dall’auto. A trovarla così è stato il compagno che ha subito lanciato l’sos. Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco, il 118 di Carsoli e i carabinieri, ma per la donna non c’è stato nulla da fare. Al momento l’ipotesi dell’incidente è la più accreditata, ma il procuratore Maurizio Maria Cerrato vuole andare a fondo alla vicenda. L’auto che ha schiacciato la brigadista è stata sequestrata per essere sottoposta a un’attenta perizia. Gli inquirenti hanno ispezionato anche il luogo dell’incidente per trovare delle prove utili a ricostruire la dinamica dei fatti. Per il momento nulla è stato escluso, bisognerà però attendere il termine delle indagini per avere un quadro chiaro della situazione. Teresa Scinica era da poco maggiorenne quando entrò a lavorare alla Fiat di Torino. Negli anni di piombo la fabbrica era il luogo prediletto dei movimenti sovversivi che cercavano adepti per portare avanti la loro guerra contro il potere. Lì la Scinica entrò in contatto con la sinistra extraparlamentare e iniziò a muovere i primi passi nel Partito guerriglia, una costola della Brigate rosse. La sua attività all’interno del movimento la portò a mettere a segno nell’ottobre del 1982 una rapina di autofinanziamento dove vennero uccise due guardie giurate per rivendicare la forza delle Brigate rosse e il dissenso verso una compagna, Natalia Ligas, diventata collaboratrice di giustizia. La Scinica e gli altri 4 componenti del commando vennero arrestati qualche mese dopo e condannati all’ergastolo. La brigatista venne rinchiusa nelle carceri speciali di Voghera e poi uscì dopo aver scontato la pena. La Scinica, come altri suoi compagni, non si pentì mai, rimanendo per 30 anni una prigioniera politica.