Gioia dei Marsi. Coldiretti Abruzzo esprime grande preoccupazione e chiama a raccolta i sindaci a causa della chiusura dei pascoli sui territori dei Comuni di Gioia dei Marsi, Lecce dei Marsi e Bisegna per le stagioni pascolive 2015 e 2016, deliberata dalla giunta regionale in seguito alle richieste di una associazione ambientalista per garantire la salvaguardia dell’orso marsicano. Un divieto che, scaturito dalla morte di un esemplare attribuita erroneamente alla diffusione della tubercolosi da parte dei bovini, penalizzerà enormemente il comparto zootecnico delle zone montane creando un increscioso e “pericoloso” precedente. “Il contagio dell’orso è stato attribuito ai bovini in modo strumentale e pretestuoso – attacca Coldiretti – nessuno ha considerato che gli allevamenti vengono sottoposti a periodici controlli da parte della Asl, al contrario della fauna selvatica che scorrazza sul territorio e non è stata mai controllata per mancanza di un piano di sorveglianza”. La posizione di Coldiretti è chiara: gli allevamenti bovini, da sempre simbolo dell’ambiente montano e incontaminato, fanno ora da capro espiatorio per la morte dell’orso, pur non avendo alcuna responsabilità come dimostrano i controlli effettuati dall’azienda sanitaria. Al contrario, la fauna selvatica e in particolare i cinghiali, che non sono sottoposti ad alcun controllo veterinario, si muovono indisturbati interferendo sempre più con le attività antropiche. Da qui l’allarme e il disappunto di Coldiretti. Che, alla notizia della delibera, ha chiamato a raccolta i sindaci dei tre comuni interessati e lo stesso Parco nazionale d’Abruzzo per un tavolo di confronto e una azione sinergica. Spetterà infatti ai sindaci, entro 15 giorni dalla pubblicazione della delibera, il compito di individuare il perimetro dell’area interdetta con specifiche ordinanze. “Chiediamo che venga revocato immediatamente il divieto – dice Alberto Bertinelli direttore Coldiretti Abruzzo – o in extremis che venga ristretta l’area vietata al pascolamento attraverso la concertazione con la Asl territoriale. Questo, per limitare i danni economici agli allevamenti che non dispongono di foraggio, nonché per garantire agli allevatori di procedere all’imminente monticazione e di accedere ai fondi comunitari in scadenza che rappresentano un’importante integrazione al reddito della zootecnica di montagna”.