Si studia, ci si forma, ci si specializza e poi, in punta di piedi, si entra nel mondo del lavoro. Da bambini si sogna di fare il calciatore o la ballerina, a seconda del sesso, poi da adolescenti si inizia a ipotizzare a un futuro da astrofisico o magari da vigile del fuoco. Quando poi si arriva alla maggiore età i sogni si iniziano a incontrare, o scontrare, con la realtà e si cominciano a concretizzare. Dopo le scuole superiori, si passa all’università, e se non basta si fa un master, un corso di specializzazione o di lingua. E poi? Si inizia timidamente ad approcciare con questo mondo che sembra, almeno inizialmente, chiuso ai giovani. Pian piano ci si relaziona con persone adulte, che hanno già un percorso stabilito e degli obiettivi da raggiungere. Ci si ritaglia uno spazio, si inizia a “zappare il proprio orto”, e dai primi passi e dalle prime cadute ci si rialza e si inizia a camminare. Si fanno i conti con i contratti di collaborazione, di apprendistato e a tempo rigorosamente determinato, ma anche con le competizioni interne e con la voglia di spiccare e farsi conoscere. La passione è l’unico motore che riesce a farti andare avanti e che ti fa amare il tuo lavoro giorno dopo giorno. Il lavoro è prima di tutto passione, è voglia di fare e di crescere. Quando ci si annienta nel lavoro, ci si annienta anche nella vita. Si perde quella grinta e quella voglia di andare avanti e di credere in qualcosa. Le prepotenze, i ricatti, i soprusi sono una delle piaghe del lavoro oggi oltre ovviamente alla disoccupazione. Una persona che non trova lavoro è spesso smarrita. Non è in grado di acquistare il pane per i propri figli, non riesce a ritagliarsi un posto in una società governata dal denaro. Si sente perso, non sa qual è il suo cammino e spesso finisce per compiere gesti drammatici per porre fine alla propria agonia. Non si vive per il lavoro, ma si vive grazie al lavoro. Per questo dopo aver visto centinaia di fabbriche chiudere, migliaia di operai lottare fino all’ultimo giorno per difendere il proprio posto ho imparato che uno dei binomi fondamentali della vita di una persona è proprio lavoro-dignità. I dipendenti della Micron che hanno protestato contro la chiusura dello stabilimento, i lavoratori della Presider che hanno visto smontare giorno dopo giorno il loro futuro o gli operai della Maccaferri chiusi nell’azienda per mesi, hanno difeso il loro lavoro con dignità. Per questo, a testa alta, dobbiamo continuare a lottare per un nostro diritto, il lavoro, e a difenderlo sempre con onestà e passione. Davanti alle tante porte chiuse si deve rispondere con la grinta, si deve andare avanti. Tanti bocconi amari si devono buttare giù prima di fare un passo in avanti, ma alla fine viene premiato chi è intellettualmente onesto e chi ha sempre camminato lungo il suo sentiero. La conclusione di questo editoriale scritto in occasione della festa dei lavoratori ho deciso di affidarla a Roberto Di Francesco, segretario provinciale Fiom-Cgil, che insieme ai suoi colleghi ha lottato e lotta ancora per tutelare i 1.500 dipendenti della LFoundry. “La situazione della Marsica è drammatica industrie storiche, come Presider e Maccaferri completamente spazzate via non hanno retto la crisi a causa di una totale assenza di politiche industriali nazionali, forte preoccupazioni per altre tipo Saes che ha dimezzato il fatturato, la LFoundry con un forte indebitamento si barcamena scaricando i costi sul salario e sulle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori, tiene bene la Fiamm, ma necessita di investimenti per rilanciare”. Eleonora Berardinetti