Avezzano. Il Fucino era colonizzato da tre clan di stranieri, tutti marocchini, e i carichi di droga distribuiti da un grossista arrivavano da Roma e Milano. I carabinieri del comando provinciale dell’Aquila, nella mattinata di oggi, hanno dato esecuzione ad un provvedimento cautelare, dal gip Romano Gargarella, nei confronti di 16 persone di origine marocchina domiciliate ad Avezzano, Trasacco, San Benedetto dei Marsi, Ortucchio, Luco dei Marsi e nella Capitale, ritenute responsabili di aver avviato nel bacino del Fucino più organizzazioni delinquenziali finalizzate allo spaccio di consistenti quantità di sostanze stupefacenti. L’indagine, “Man of light”, ha portato alla luce innumerevoli episodi di spaccio e numerosissimi responsabili (una settantina di singoli indagati quasi esclusivamente extracomunitari), individuando tre principali gruppi di spacciatori con le caratteristiche genetiche di un’associazione dedita al traffico di stupefacenti: gruppo facente capo a E.G.T., composto da E.G.T. 28enne, L.I. 24enne, L.M. 26enne, con base operativa a San Benedetto dei Marsi; gruppo facente capo a K.M.¸ composto da K.M. 34enne, dai suoi fratelli K.A. 21enne e K.N.E. 37enne, dai genitori J.S. e K.M. entrambi 59enni, dal cugino 26enne J.T. (nipote di J.S.), dallo zio 45enne J.S. (fratello di J.S.), da R.K. 36enne e dalla moglie, S.B., con base operativa in Trasacco; gruppo facente capo al 51enne A.A. e dal fratello 38enne A.R., composto anche dai connazionali D.M. 35enne e A.H. 29enne, luogo di elezione dell’attività di spaccio è Luco dei Marsi ove gli extracomunitari risiedono. I carabinieri non hanno fornito i nominativi degli arrestati.
L’operazione è stata diretta dal pubblico ministero della distrettuale antimafia, Stefano Gallo, che ha fatto la richiesta delle ordinanze al gip.
L’indagine ha permesso di mettere in luce un contesto delinquenziale organizzato ed articolato nel quale operavano fattivamente circa 75 soggetti. Complessivamente sono stati oltre 250 i capi d’imputazione contestati nei confronti degli indagati, anche con riferimento a singole attività di smercio di sostanza stupefacente. A riscontro e prova dell’attività criminale svolta sono i 510 grammi di cocaina e i 12 chili di hashish sequestrati, la somma di circa 20mila euro recuperata quale provento dell’illecito mercato.
L’indagine, con attività di captazione anche di alto contenuto tecnologico, è stata avviata nel mese di dicembre 2011 sulla scorta di convergenti spunti investigativi emersi a seguito di alcuni arresti di stranieri di origine marocchina, alcuni dei quali hanno assunto un ruolo preponderante nell’ambito dello spaccio di sostanze stupefacenti nel comprensorio della Marsica, e avendo come base operativa i comuni di San Benedetto dei Marsi, Trasacco e Luco dei Marsi.
E’ proprio in tale ambito che le indagini hanno permesso di individuare delle particolari personalità criminali capaci di gestire il traffico di stupefacenti anche grazie ai contatti, di più alto livello, con personaggi dell’area lombarda e romana, che garantivano l’approvvigionamento della droga da immettere nel mercato marsicano, divenuto molto fertile.
Ovviamente non è da sottacere che l’appartenenza a una unica etnia di tutta la rete di indagati, ha favorito l’operatività delle persone coinvolte, anche per lo stato di clandestinità che ha caratterizzato alcuni degli immigrati.
Proprio per questo, per lo specifico idioma utilizzato nel corso delle conversazioni captate e per la difficoltà di penetrazione all’interno di un particolare tessuto sociale, gli accertamenti si sono sviluppati con molta difficoltà.
Le indagini hanno però fatto emergere anche il coinvolgimento di soggetti italiani residenti nell’intera area marsicana. Alcuni di loro, dopo aver acquistato lo stupefacente dagli extracomunitari, lo vendevano al dettaglio ad altri assuntori.
Le indagini hanno, inoltre, consentito di acquisire nuove informazioni sulle metodiche di occultamento della droga, adottate proprio per depistare i militari operanti ed evitare di perdere la preziosa fonte di illecito arricchimento. Questa è, ad esempio, la chiave di lettura del rinvenimento di ingenti quantitativi di cocaina e hashish occultati tra la vegetazione dei terreni agricoli della piana del Fucino, dove i controlli delle Forze di Polizia non possono essere frequenti come nelle aree urbane.
Nella mattinata odierna si è dunque conclusa l’attività di indagine, con l’esecuzione di un’ordinanza di misure cautelari nei confronti di 16 persone colpite da custodia cautelare in carcere. Sono state complessivamente eseguite 7 misure cautelari in carcere e sono ancora attivamente ricercati 9 soggetti alcuni dei quali, già individuati, risultano avere di recente lasciato l’Italia per il proprio paese d’origine.
L’operazione sul campo è stata condotta mediante l’impiego di circa 50 militari del Comando Provinciale nonché da Unità Cinofile antidroga e da un aeromobile proveniente dal Nucleo Elicotteri Carabinieri di Pratica di Mare.
Le risultanze investigative della complessa attività svolta dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Avezzano faceva emergere il radicamento di tre distinti gruppi delinquenziali di cittadini extracomunitari di origine marocchina dediti all’illegalità in genere che, quasi naturalmente, diventano interlocutori dei tossicodipendenti del luogo per l’acquisto quotidiano delle dosi.
Tali gruppi, tutti insistenti nel bacino marsicano, erano ben strutturati, con posizioni verticistiche, chiare gerarchie e una perfetta divisione di compiti. I componenti si dividevano in capi, cassieri, magazzinieri e corrieri. Ricevevano le richieste dei tossicodipendenti del luogo e, quando non potevano soddisfarle direttamente, si rivolgevano a connazionali impegnati nello stesso illecito settore, in grado in quel momento di rifornirli, creando di fatto una enorme funzionale rete di spaccio.
I clienti erano principalmente cittadini dell’abitato in cui i diversi gruppi risiedevano e quest’ultimi davano prova di conoscere molto bene il territorio, come muoversi, di chi diffidare.
Si creavano così gruppi organizzati che, seppur in alcuni casi in modo rudimentale, apparivano e operavano come associati, agevolati dall’intreccio di relazioni fidate tra marocchini in terra straniera che consentiva l’immediato approvvigionamento di stupefacente di ogni tipo ed uno spaccio al minuto coperto dalla più profonda omertà e agevolato in modo consistente dall’uso di idioma straniero.
Gruppi di cittadini marocchini dunque, che si dividono il territorio di spaccio secondo le rispettive residenze.
L’indagine individuava anche i canali di rifornimento dello stupefacente che veniva accertato provenire dall’area lombarda e dalla capitale, nello specifico l’indagata T.S., 54enne domiciliata a Roma, si rivelava essere grossista di sostanze stupefacenti, alla quale i gruppi 2 e 3 si rivolgevano per il rifornimento di considerevoli quantitativi di sostanza stupefacente, in prevalenza di tipo hashish.
Ai 7 provvedimenti cautelari eseguiti oggi sono da aggiungere ulteriori 15 soggetti tratti in arresto nella flagranza di reato per spaccio di stupefacenti nel corso delle attività d’indagine, portando il risultato dell’attività a 35 arresti complessivi.
Gli arrestati sono stati tradotti presso i carceri di Avezzano, Teramo, Roma e Napoli Poggioreale.