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M5S contro Di Pangrazio: non ci ha permesso di parlare di Powercrop e Punti nascita

Redazione Attualità di Redazione Attualità
26 Marzo 2015
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Avezzano. Il Movimento 5 Stelle sale in cattedra e punta il dito contro il presidente del consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio: ha impedito la discussione di due importanti punti all’ordine del giorno. Punto nascite e Powercrop, sono questi i punti che i grillini volevano discutere nel consiglio regionale di martedì scorso e per i quali avevano presentato anche due interrogazioni non prese in considerazioni. Gianluca Ranieri, Massimo De Maio e Giorgio Fedele“Abbiamo assistito martedì scorso a uno dei peggiori consigli regionali di questa legislatura perché come forza politica seria e regolare dobbiamo denunciare i fatti per evitare che accada di nuovo”, ha precisato Massimo De Maio, esponente locale del Movimento, “ci riferiamo in particolar modo a quello che ha fatto il presidente del consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio che ha impedito di discutere due punti all’ordine del giorno: i punti nascita e il caso Powercrop. Noi non facciamo battaglie di campanile ma interveniamo a 360 gradi sulla sanità. Abbiamo presentato una istanza per l’ospedale di Tagliacozzo anche se il governo regionale non ci ha mai risposto. Nel 2013 il Movimento 5 stelle è riuscito a intervenire per bloccare il commissariamento della Powercrop, non ci siamo riusciti nel 2014 e per questo chiederemo alle altre forze politiche di lavorare insieme per tutelare questo territorio”. Adirato per l’accaduto il consigliere regionale Gianluca Ranieri per il quale: “era importante discutere in consiglio dei punti nascita perché la Lorenzin ha detto che la Regione può andare in deroga al patto della salute. Il punto nascita di Sulmona serve un territorio molto vasto lontano un’ora e mezza dall’ospedale più vicino. Ci è stato raccontato fino a oggi che i punti nascita vengono chiusi per questioni di sicurezza e inadeguatezza. Questa motivazione non è giusta perché andrebbero adeguati e non chiusi. Come accaduto a Sant’Omero, dove i parti sono aumentati. Bisognava fare l’adeguamento non la chiusura. Venuta meno l’emergenza del piano di rientro, perché i soldi ci sono, chiediamo quali sono le motivazioni che spingono la giunta a prendere questa decisione. Il presidente fa orecchie da mercante e in consiglio ci impediscono di discutere. Perché non abbiamo potuto parlare del problema? Tra 60 giorni tutte le chiusure di adeguamento dovranno essere espletate. Per questo avevamo la necessità di discutere questo punto. ‎ C’era una risoluzione che prevedeva il ritiro del decreto e la valutazione dello stato dei punti nascita che non ci hanno fatto discutere. Non è stata fatta valutare la mobilità ‎attiva verso i punti nascita. Non voglio credere che si tratti di pigrizia, ma credo che ci sia stata una vera e propria mancanza di valutazione dei dati”. Presente alla discussione in consiglio l’attivista Giorgio Fedele per il quale questo episodio denota: “La politica vera manca dai tavoli e affida tutto ai tecnici”. Per Fedele: “La Regione hai i poteri giuridici per prendere decisioni sia nella Powercrop, sia nei punti nasciti. La Regione Abruzzo ha deciso di applicare il range dei 500 parti. Noi veniamo additati e vessati molto spesso e in questo si capisce il ruolo della classe dirigente abruzzese di fare politica. Martedì scorso la conferenza dei servizi si è pronunciata sul progetto Powercrop su alcuni punti tecnici. Non sono qui per informare sui dati ma per parlare della mancanza della politica in questa vicenda. Tanti si stanno prendendo i meriti di questa decisione, noi non vogliamo annoiarvi con i numeri.  Abbiamo presentato una risoluzione urgente per permettere alla politica abruzzese di discutere di questo progetto. In 12 pagine riporta 8 anni di fatti noti a tutti dando la possibilità di mettere un punto. Il Fucino è un’impresa che non si valorizza mettendo al centro un camino che brucia legna consumando un milione di metri cubi d’acqua. Se togliamo quest’acqua la leviamo ad altri e i problemi irrigui del Fucino sono noti a tutti. Con la centrale Powercrop non si valorizza questo territorio, anche perché è vantaggiosa solo per la proprietà soprattutto perché prenderanno certificati verdi e quindi altri fondi. Chi sceglie come impiegare questi fondi? La politica, che qui manca dal 2007, sia al livello nazionale, sia locale. I politici, che sono sempre gli stessi, potevamo bloccare tutto ciò facendo il proprio dovere ma non l’hanno fatto. Abbiamo conseguito come Marsica una battaglia, in Regione potevamo vincere la guerra ma il presidente, un marsicano, non ha voluto discutere questo punto. L’assessore Mazzocca ha cercato di attribuire a se stesso un esito vantaggioso, facendo riferimento a dei dati della conferenza dei servizi alla quale non ha preso parte. Stessa cosa accade per la Provincia che ha ritirato la firma dall’accordo accorgendosi dopo 8 anni che il progetto Powercrop è un grande camino. Forse il presidente Del Corvo per necessità in ottica delle future amministrative a Celano ha deciso di prendere questa decisione. Il dato politico quindi è la totale assenza dei nostri amministratori. Ripresenteremo la mozione e lavoreremo a un consiglio straordinario”. Dopo aver affrontato i due punti Powercrop e Punti nascita gli esponenti del Movimento 5 Stelle si sono concentrati sul clima caldo del post consiglio arrivando anche ipotizzare una mozione di sfiducia per il presidente Di Pangrazio. “Ci sono due aspetti che non condividiamo: uno procedurale, uno istituzionale”, ha sottolineato il consigliere, “noi ci aspettavamo un consiglio che doveva iniziare alle 11 del mattino, ma è stato rinviato alle 16. Quindi c’è stata una mancanza di rispetto. Ci sono state 2 ore di vuoto assoluto, in cui si è parlato di materie assurde, tra cui l’attribuzione di una ulteriore indennità. Il presidente Di Pangrazio sceglie 3 risoluzione su 11. L’opposizione è insorta chiedendo di discutere delle risoluzioni più importanti. Il presidente fa finta di non capire e chiude il consiglio. In aula c’è stato uno sbigottimento generale. Preciso che il ruolo del presidente del Consiglio è di garanzia. È necessario che un ruolo così importante sia ricoperto da una persona speciale che possa avere la forza d’animo di essere neutrale. Io credo che Di Pangrazio debba fare una riflessione e capire se si sente ancora in grado di portare avanti questo ruolo altrimenti chiederemmo a lui di fare un passo indietro. A valle di tutto questo succede che un consigliere regionale ‎e un cittadino – io e Fedele – vanno a interloquire con il presidente chiedendogli il perché di questa decisione. Fedele gli dice che dovrà rendere conto di ciò ad Avezzano e Di Pangrazio risponde che non si può permettere di parlargli così. Di Pangrazio aggredisce Giorgio e poi viene portato via a forza e Monaco che non c’entrava nulla resta ferito. Noi ci siamo trovati circondati da personaggi della maggioranza che continuavano ad aggredirci, in particolar modo dal consigliere D’Alessandro. Quindi credo che la situazione non sia più imparziale e il presidente Di Pangrazio debba lasciare. La differenza tra il fare politico nostro e quello loro è che per noi i semplici cittadini valgono. C’è stata un’aggressione vera e stiamo valutando una mozione di sfiducia e un’azione dal punto di vista legale. Nella rissa Di Pangrazio c’era ed è stato l’origine di ciò”. Sull’argomento è intervenuto anche Fedele. “Dopo l’aggressione sventata sono intervenuti anche altri come D’Alessandro che tentavano di far scattare in noi una reazione”, ha concluso, “Di Pangrazio veniva portato via di peso perché non era più in grado di intendere e di volere. Ciò perché un cittadino comune si è permesso di far valere la responsabilità. ‎Con il presidente Di Pangrazio più di una volta abbiamo scambiato opinioni, questa volta anche l’ho fatto ma ci ha trattato in malo modo e con brutte parole. Abbiamo un video che non vogliamo diffondere perché per noi la politica è sacra, noi con il presidente vogliamo dialogare”.

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