Avezzano. Gino: padre, professore, comunista, con valori laici alle spalle. Antonio: figlio, solare, con la passione per le celebrazioni eucaristiche e un’incredibile voglia di vivere. Quarant’anni di differenza, pensieri completamente diversi, delusioni e poi l’incontro. E’ questa la storia di un padre e un figlio marsicani che Giulia Lorenzo ha voluto portare su “Sconosciuti. La nostra personale ricerca della felicità”, programma di Rai 3. Lo scenario è quello di casa Allegritti. Seduti al tavolo ci sono don Antonio, parroco di San Pelino, e suo padre Gino. La loro storia inizia nel 1989 quando Filomena comunica al marito Gino che aspetta un figlio. La famiglia è composta già da quattro persone, e Gino ha qualche dubbio sulla nuova gravidanza. Ma Filomena vuole andare avanti e alla fine arriva Antonio. Lui è il cocco di casa, più piccolo dei fratelli di diversi anni, amato e benvoluto da tutti. Cresce con il padre comunista che lo porta al consiglio comunale e gli parla di Manzoni. Ma anche con la nonna con la quale va in chiesa, anche se il papà non è molto contento. Gli anni passano e in Antonio continua a crescere questa predilezione per le celebrazioni eucaristiche tanto che spesso chiede anche alla cuginetta di giocare alla messa. Gino, bestemmiatore comunista come lui stesso si definisce, non gradisce questa propensione del figlio e quando dopo le scuole superiori e un breve periodo all’università Antonio gli comunica che vuole entrare in seminario gli cade il mondo addosso. Filomena, che nel frattempo si è ammalata, non ostacola il figlio e cerca di convincere anche Gino che Antonio deve prendere la sua strada. Pian piano il futuro sacerdote inizia a crescere nel seminario di Chieti e il padre inizia a farsi una ragione del futuro del figlio. Poi, inaspettatamente, c’è la svolta. Antonio chiede al padre di accompagnarlo alla Perdonanza e mentre si trovano insieme in una chiesa lui, dopo 30 anni, si confessa. Da lì poi la strada per Gino e Antonio è tutta in discesa. Lo scorso anno Antonio ha preso i voti e in prima fila con gli occhi velati c’era il padre Gino che ora non perde neanche una sua messa a San Pelino, parrocchia che gli è stata assegnata dalla diocesi. La storia di Gino e Antonio ha commosso non solo la Marsica ma l’Italia intera per la sua purezza e semplicità.