San Benedetto dei Marsi. 100 anni e un giorno, sono passati dal tragico terremoto, che il 13 di gennaio ha colpito la Marsica, mietendo più di 30.000 vittime, solo a San Benedetto dei Marsi, nel mio paese furono 3500 i morti, su 4.000 abitanti.
In un solo giorno ho capito, ciò che non avevo mai percepito, nei miei sessant’anni di vita, ogni anno, ogni ricorrenza, l’ho vissuta in modo diverso, era come se non mi appartenesse direttamente, o meglio che fosse un evento accaduto migliaia di anni fa.
Ci sono stati momenti di raccoglimento, foto spolverate e rimesse in mostra, ogni paese ha fatto ciò che poteva, così ogni testata giornalistica, ma quello che mi ha colpito di più è stato veder scorrere le immagini delle persone decedute nel mio San Benedetto, leggere quei nomi scorrere in un video, come la parte di un film dove si vedono i nomi dei protagonisti. Li ho capito che cento anni sono meno di due generazioni, mia madre con mia nipote, una bisnonna, come ho avuto io, anche se non ho mai conosciuto perché è morta sotto le macerie, con altri De Vincentis e Falcone il cognome di mia madre. Non siamo tanto lontani come crediamo, ce ne siamo accorti leggendo i nomi delle vittime, abbiamo capito, di chi fossero i parenti, gli stessi nomi e cognomi, come dire io a questo lo conosco. Per qualche giorno il paese è stato unito, in silenzio e ascoltando, cominciando da ragazzini delle scuole elementari, che ci hanno rappresentato la nostra storia, con le loro maestre, commosse perché da loro, dalla loro ingenuità, dai lori sogni, partisse un messaggio di speranza per tutti, per quelle persone che hanno una vita in parte vissuta, i genitori i nonni.
Ce lo hanno raccontato con passione, immedesimandosi con la loro sensibilità, con i loro disegni, dimostrandoci che se sappiamo insegnargli, sapranno dove sono legati, delle loro radici, cosi cresceranno legati ad un passato, la loro storia.
Ascoltare Duilio De Vincenti e Cesidia Gianfelice, leggere poesie scritte in occasione di questo evento, mi hanno fatto sentire piccolo piccolo, a me che mi diletto a scrivere, volevo dire due parole anche io, ma sarebbero state di troppo, ho gioito con gli occhi, ma ho pianto col cuore, non si puo’ restare impassibili come, alla testimonianza di Maria Antonietta Raglione, che ci raccontava come il nonno gli ha tramandato quei ricordi. Per finire la fiaccolata ha percorso tutto il mio paese, San Benedetto dei Marsi raggiungere poi il cimitero, non è stato facile per me, leggere per km di strada , avendo in due mani, un libro, una torcia, un microfono con gli occhiali appannati dal sudore. Raccontare per la testimonianza di Monsignor Bagnoli, allora Vescovo dei Marsi, il lavoro del parroco Don Bosco ora santificato e l’intervento di sua maestà il Re, mi ha toccato il cuore e per un po’ ho vissuto quei momenti, Grazie a tutti, indistintamente chiunque esso sia, chi ha partecipato con sentimento e amore di patria a questa manifestazione.
L’alba del giorno dopo
in memoria del centenario, del terremoto nella Marsica
del 13 Gennaio 1915
La prima notte
era passata,
con la luna
vestita di nero,
che aveva pianto
tutte le sue lacrime.
A terra i sassi
sbriciolati,
il fumo acre,
di qualche camino
ancora acceso,
le travi incrociate
che lasciavano
filtrare …
qualche lamento
ancora vivo,
mentre la neve
pietosamente copriva
come un mantello bianco,
uno scenario
fatto solo di morte
e di dolore.
Mai tanti morti
tutti insieme,
più di trentamila croci
erano sepolte sotto terra.
Era l’alba del giorno dopo,
non vi fu più tramonto,
perché si fermo’
come le lancette di un orologio,
a ricordare la memoria.
Giammarco De Vincentis