Avezzano. La mancanza di lavoro è il nuovo terremoto che sta vivendo la Marsica. Lo ha detto ieri il vescovo davanti a una cattedrale gremita per la messa di commemorazione delle vittime del terremoto che nel 1915 distrusse la Marsica. Dopo le celebrazioni della mattinata tutti i sacerdoti, religiosi, laici del territorio si sono ritrovati in cattedrale dove, al fianco del vescovo, sedevano anche il cardinale Edoardo Menichelli, da poco ordinato da papa Francesco, il vescovo dell’Aquila, Giuseppe Petrocchi, l’emerito Giuseppe Molinari, il vescovo di Ascoli Piceno, Giovanni D’Ercole, l’arcivescovo di Chieti Bruno Forte, di Pescara, Tommaso Valentinetti, di Lanciano Emidio Cipollone, il vescovo di Sora, Gerardo Antonazzo, di Terni, Giuseppe Piemontese, di Campobasso Giancarlo Maria Bregantini, e monsignor Gino Cilli del seminario regionale arrivati da tutto l’Abruzzo e il Molise per dimostrare vicinanza al popolo marsicano. “Il 13 gennaio 1915 una fredda e gelida mattina d’inverno, nelle case i gesti di sempre, nelle chiese si celebra l’eucarestia”, ha raccontato il vescovo dei Marsi, monsignor Pietro Santoro, durante l’omelia, “una scossa devastante alle 7.52 . La Marsica e’ un immensa tomba. Antonio Scarfoglio scrisse sul Mattino che tutta la terra dei Marsi era morta per sempre. Quei nomi carissimi li vorrei pronunciare uno a uno per non rimanere dentro le fredde statistiche. Li deponiamo sull’altare. Il miracolo della fede è lo stesso che viene dal dolore condiviso. Se Dio ci salva soffrendo e perché non si può amare che soffrendo”. Il ricordo del vescovo è andato poi a monsignor Pio Bagnoli, ai 24 confratelli, delle sorelle morte nel sisma a san Luigi Orione e san Luigi Guanella. Esemplare la storia della piccola Caterina e del suo compagno Vincenzo: “due poveri che si chiamarono per nome lungo la strada distrutta”. Secondo il vescovo: “non possiamo ridurre la memoria nel rito sterile del ricordo, è il pendolo dell’orologio che ci rimette sulla strada che continua a essere calpestata dalla precarietà tra chi deve essere aiutato a leggere con gli occhi della croce e della resurrezione”. Ma il nuovo terremoto della Marsica, ha detto il vescovo guardando l’assemblea dove c’erano anche tanti seminaristi del pontificio San Pio X di Chieti, è: “la mancanza di lavoro, l’ho detto e lo dirò, la Marsica non chiede privilegi ma chiede di non essere una periferia ignorata ma un patrimonio da valorizzare”. Al termine dell’omelia Santoro ha acceso un cero ritrovato proprio dove un tempo sorgeva la chiesa di San Nicola.