Avezzano. Niente permesso per partecipare all’incontro di boxe a Roma valido per il titolo di “professionista” perché è un sorvegliato speciale. Ora il pugile avezzanese Ivan Di Berardino lancia un appello chiedendo che la magistratura gli dia la possibilità di salire sul ring: “in questo modo non mi permettono di riabilitarmi”. Il combattimento è previsto per sabato sera a Roma, ma l’istanza del legale del boxer marsicano non è stata accolta dal giudice di sorveglianza del tribunale dell’Aquila, Romano Gargarella. La vita da sorvegliato speciale comporta molte restrizioni. Per cinque anni Di Berardino può uscire solo alle 7 e solo nel Comune di Avezzano, ma alle 21 deve stare a casa. Numerosi gli episodi che negli ultimi anni hanno visto Di Berardino protagonista di gravi episodi di cronaca nella Marsica, tanto da portare la magistratura a chiedere e applicare nei suoi confronti un regime di sorveglianza speciale. Ma ora, da circa un anno, il giovane avezzanese sembra aver messo la testa a posto e sembra aver cambiato vita. “Grazie al Cim, grazie al Sert e ora al pugilato sono cambiato”, afferma, “e diventare professionista potrebbe dare una svolta definitiva alla mia vita”.