Avezzano. “Non mi sono mai permesso, come sindaco, di prevaricare nei confronti dei ruoli degli assessori, ma sapevamo che il progetto originario era da modernizzare”. Lo ha affermato l’ex sindaco di Avezzano, Antonio Floris, interrogato come teste durante il processo sulla presunta truffa nei lavori del nuovo municipio, nell’ambito del Contratto di quartiere. Per la vicenda sono accusati di truffa aggravata l’ex assessore all’Urbanistica, Vincenzo Ridolfi, il tecnico Massimo De Sanctis, il professionista Paolo Santoro e l’imprenditore Goffredo Mascitti. L’ex primo cittadino è stato interrogato prima dagli avvocati difensori di Ridolfi, Roberto Verdecchia e Alfredo Iacone, poi dal pubblico ministero Maurizio Maria Cerrato e infine dal legale del Comune che si è costituito parte civile, Leonardo Casciere, davanti al giudice Stefano Venturini. Ha ripercorso le tappe che hanno portato alla realizzazione dell’opera incompiuta. Ha evidenziato che il progetto iniziale, stilato negli anni Novanta, non era al passo con i tempi, e per questo erano necessari interventi di innovazione tecnologica. Il processo è stato aggiornato al 2 maggio quando saranno ascoltati altri cinque testimoni. Secondo quanto emerso dall’interrogatorio, “il progetto originario del nuovo municipio era stato realizzato negli anni Novanta dall’amministrazione guidata da Mario Spallone e quindi soffriva di problemi di obsolescenza a causa delle tecnologie di quell’epoca”. “Sapevamo che con le varianti potevano esserci costi aggiuntivi”, ha spiegato Floris davanti al giudice. “L’ex sindaco ha però affermato riguardo all’imputato Ridolfi di non aver “dato mai l’impressione di mostrare interessi personali sul contratto di quartiere”. Floris è stato poi interrogato sulle delibere consigliari e di giunta riguardanti gli atti sul Contratto di quartiere. “Era prassi illustrare le delibere di giunta da parte dell’assessore competente”, ha chiarito il sindaco, “gli assessori mi relazionavano sull’attività. Di riunioni sul Contratto di quartiere ne sono state fatte diverse”. Il pubblico ministero si è avvalso degli interrogatori resi da Ridolfi in precedenza davanti al gip e allo stesso pm. L’ex assessore ha infatti scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. In quella sede Ridolfi aveva affermato: “Posso solo dire che sono stato allontanato dalla giunta con decisione del sindaco Antonio Floris perché non ero accordo con lui sulla variante all’opera in questione, poi approvata nel 2012”. Floris ha smentito tale circostanza chiarendo che la sostituzione di Ridolfui da assessore “fu richiesta dal gruppo consigliare Liberal”. E’ stato interrogato anche il dirigente del Comune, Francesco Di Stefano, che ha parlato delle procedure adottate per far partire le due varianti del progetto, quelle incriminate perché avrebbero portato a un incremento dei fondi da investire per l’opera. Secondo Di Stefano “doveva essere eseguita la normativa sui lavori pubblici”. “Con questa normativa”, ha spiegato il teste, “l’importo poteva essere variato del 5, al massimo del 20 per cento, altrimenti la legge prevede la rescissione del contratto e un nuovo affidamento. Secondo il tecnico, si sarebbe passati da “una contabilizzazione a corpo a una contabilizzazione a misura nella prima variante. E poi da una contabilizzazione a misura a una contabilizzazione a corpo nella seconda variante”. Subito dopo è stato ascoltato il dirigente del settore economico Massimiliano Panico.