Avezzano. Al via una petizione per chiedere alla presidenza del Consiglio e al ministero per lo Sviluppo economico di salvare la microelettronica italiana. La raccolta di firme online sul sito Change.org interessa anche la Marsica dove oltre alla LFoundry c’è anche il sito Micron di ricerca e sviluppo. “La microelettronica italiana ha una storia recente di successo e di innovazione, con aziende ai vertici mondiali del settore. Negli ultimi 15 anni l’assenza di un piano industriale nazionale ha fatto scappare o fortemente ridimensionare aziende come IBM, Corning, Alcatel, Celestica, Micron, ST Microelectronics”, si legge nella petizione, “un enorme patrimonio di conoscenze (migliaia di brevetti svenduti all’estero), persone (1000 esuberi in discussione solo a inizio 2014) e fatturati (Miliardi di Euro!). Oggi siamo arrivati al paradosso che politiche di licenziamento sono attuate da aziende non in stato di crisi… nel silenzio istituzionale! Sia di esempio Micron: nel 2007-2008 ST Microelectronics, azienda italo-francese di cui lo Stato italiano e` azionista di riferimento (sic!), scorpora la divisione che si occupa di memorie formando Numonyx, una nuova societa dall’enorme patrimonio di conoscenze di cui mantiene la proprietà fino al 2010 per poi venderla alla multinazionale statunitense Micron. Micron acquisisce impianti, capitale umano, tecnologie, portafoglio prodotti che gli permettono di passare da un passivo di 1 miliardo e 800 milioni di dollari del 2009 ad un attivo di 1 miliardo e 800 milioni di dollari del 2010. L’azienda americana in pochi anni, dopo essere diventata proprietaria di tecnologie sviluppate in Italia e avere fatto profitti attraverso prodotti italiani, ha aperto in data 21 Gennaio 2014 la procedura di licenziamento collettivo per 419 esuberi su un totale di 1070 addetti. Tutto ciò nonostante i risultati dell’ultimo anno rappresentino un record per la società (i ricavi ammontano a oltre 4 miliardi di dollari). L’Europa vara il progetto “Horizon2020” stanziando 30Mld di Euro fino al 2020 per raddoppiare il settore della microlettronica continentale. L’Italia, al contrario, lo dimezza, pagando con ammortizzatori sociali il costo di migliaia di posti di lavoro persi negli ultimi 15 anni, a causa di multinazionali senza scrupoli e per l’assenza di una politica industriale. Gli investimenti in ricerca e sviluppo con orizzonte temporale medio lungo (5-10 anni), porterebbero ritorni da tre a dieci volte superiori. Per questo chiediamo che lo Stato italiano si opponga a questo saccheggio e al declino della microelettronica nazionale, un settore industriale all’avanguardia della tecnologia, dell’impiantistica industriale e delle politiche ambientali”.