Avezzano. Il caso del centro San Domenico di Avezzano approda in Parlamento. Lo annuncia la senatrice Stefania Pezzopane, che ieri mattina ha incontrato una delegazione di genitori dei ragazzi disabili, in cura presso il centro, che rischia di subire gravi tagli. “Ho già pronta un’interrogazione parlamentare che depositerò al Senato non appena la nuova compagine governativa sarà definita – dichiara la senatrice- Non è pensabile che cinici calcoli ragionieristici possano mettere a rischio la salute e la qualità di vita di questi ragazzi, che la ASL ha dichiarato non più idonei a frequentare la struttura di riabilitazione. Le mamme che ho incontrato ieri mi hanno rappresentato una situazione dolorosa. Sono amareggiate, ma non hanno intenzione di mollare. Stanno vivendo un incubo da mesi perché la spada di Damocle dei tagli imposti potrebbe negare per sempre ai loro figli le cure riabilitative di cui questi ragazzi necessitano. Il 31 marzo scade la seconda proroga concessa al centro per continuare ad erogare le prestazioni e se non venisse rinnovata questi ragazzi potrebbero essere trasferiti in altre strutture, di diversa tipologia. Nel frattempo il 18 febbraio dovrà pronunciarsi sul caso il Tribunale di Avezzano che dovrà stabilire, sulla scorta della relazione di un neurologo, le cure necessarie e le conseguenze che si ripercuoterebbero su di loro nel caso in cui dovessero lasciare l’assistenza offerta dalla struttura. Chiederò al Ministero di intervenire, ma mi auguro che prevalga il diritto alla salute e che prima del 31 marzo la Regione e la Asl riesaminino il caso, che presenta aspetti inquietanti. Nell’ultimo controllo medico, infatti, tutti i 25 ospiti sono risultati improvvisamente migliorati e quindi sottoponibili a forme di assistenza meno impegnative per Regione ed Asl. Quasi un miracolo. Ma è possibile? Tra l’altro con dolore ho appreso che sono diventati 24 a causa della scomparsa di uno dei pazienti. È inumano il trattamento riservato a questi pazienti e alle loro famiglie, ed è altrettanto indecente che venga negato il diritto alla salute e quello alla dignità umana”.