Avezzano. La storia del piccolo Mostafa, che aveva commosso e indignato, si è conclusa con una condanna nei confronti del suo aguzzino. Ora il piccolo marocchino è libero di rifarsi una vita con sua madre e la sua famiglia in Italia. L’uomo che lo aveva schiavizzato, Ammar Rahhal, 59 anni, marocchino residente ad Avezzano, è stato condannato dal tribunale collegiale di Avezzano, presieduto dal giudice Maria Proia, a 5 anni e 6 mesi di reclusione e a duemila euro di multa. Aveva fatto arrivare un bambino in Italia in modo illegale, promettendo alla mamma del piccolo di fargli dare il permesso e di regalargli una vita serena in cambio di quattromila euro. Invece lo aveva costretto, anche con le botte, a vendere gli accendini per strada. Per i reati di estorsione e favoreggiamento immigrazione clandestina è stato condannato dal giudice del tribunale di Avezzano Maria Proia. Secondo l’accusa, tutto è iniziato quando l’uomo, conoscente e connazionale della mamma del piccolo, si offre di aiutarla in cambio di denaro a far arrivare il bambino in Italia e di fargli concedere un permesso di soggiorno. Chiede una cospicua somma di denaro alla donna e prende in cura il bambino. Passa a prenderlo a casa di lei, che vive a Pescina, e lo porta ad Avezzano. La mamma pensa che l’uomo si stia occupando delle formalità burocratiche. Invece scopre subito una diversa realtà. Il bambino spesso viene preso mentre sta giocando con altri ragazzini del suo quartiere, anche minacciato, spesso picchiato. Va invece a vendere gli accendini per le strade di Avezzano, obbligato poi a dare il ricavato al suo aguzzino. Lo straniero lo spaventa affermando che avrebbe fatto del male a sua madre se avesse detto qualcosa e se non avesse fatto quello che gli chiedeva.ma non va a fare le carte per l’agognato permesso. Alla fine, quando la mamma scopre tutto e assistita dagli avvocati Luca Motta, Pasquale Motta e Lorenzo Ciccarelli denuncia l’uomo che finisce sotto processo. Ora il bambino è libero, ma quell’esperienza lo ha segnato per sempre. Il pm era il procuratore Vincenzo Barbieri.