Avezzano. Facevano risultare che gli stranieri erano assunti, anche come badanti, in cambio di soldi per farli restare in Italia. Scatta un’inchiesta della Procura della Repubblica dell’Aquila e sei persone dovranno affrontare l’udienza preliminare fissata per il mese di aprile. Si tratta di Massimo Barbarossa, 43 anni, di Avezzano, Chiara Sinibaldi, 50 anni, residente ad Avezzano, Antonio Scenna, 50 anni, di Ortucchio, residente a Trasacco, e poi alcuni marocchini: Noureddime Kacimi, 28 anni, residente a Luco dei Marsi, Hassan Braiberh, 37 anni, residente ad Avezzano, Hamina Rabeh, 30 anni, residente a San Benedetto dei Marsi. Secondo l’accusa, i marsicani, a vario titolo, avevano vantaggi dalla situazione degli extracomunitari, facendosi pagare per far avviare le procedure di regolarizzazione, e attestando falsamente l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato di tipo domestico, in realtà inesistente. In un caso, quello del Barbarossa, la Procura contesta anche l’acquisto da un cittadino marocchino di sostanza stupefacente del tipo cocaina, nell’altro, quello in cui è indagata la Sinibaldi, la consegna di 500 euro, perla regolarizzazione. Le indagini sono state coordinate dal sostituto Simonetta Ciccarelli con gli agenti della squadra mobile dell’Aquila. Per quanto riguarda Barbarossa, l’accusato a sempre sostenuto che l’acquisto di sostanza stupefacente era finalizzato all’uso personale e che la vicenda è ormai vecchia e che si tratta oramai di acqua passata.