Tagliacozzo. Si è costituito nella chiesa di San Francesco a Tagliacozzo il gruppo degli “Amici di Sant’Antonio” di cui fanno parte tutti coloro che durante la processione dell’ultima domenica di agosto portano con sacrificio e fatica la pesante statua del Santo, opera lignea del XVII secolo. L’iniziativa fortemente voluta da Candido Ronchetti, uno dei portatori, e da Vincenzo Giovagnorio, storico cerimoniere, è stata subito accolta con entusiasmo dalla Comunità dei padri francescani conventuali che custodiscono la chiesa e il convento. Oltre agli scopi prettamente organizzativi delle celebrazioni in onore del Santo, il gruppo si propone di coadiuvare i frati nelle loro opere di carità e di approfondire la spiritualità antoniana e le tradizioni ad essa legate. Un primo incontro si era già tenuto dopo la festa estiva che ricorda il patrocinio di Sant’Antonio per la città di Tagliacozzo e il secondo incontro con una parte di portatori e che ha ufficializzato il sodalizio ha avuto luogo nel pomeriggio di venerdì 27 dicembre. Dopo la celebrazione della santa Messa, padre Carmine Terenzio, affiancato dal fratello padre Attilio, ha tenuto un’interessante conferenza sulla simbologia e sull’iconografia del Santo patavino. Prima di Pasqua ci sarà un incontro con tutti i componenti. I portatori della statua perpetuano una tradizione che si tramanda di padre in figlio fin dalla seconda metà del ‘600, allorché Tagliacozzo fu preservata da sicura distruzione per una rappresaglia dell’esercito del viceré spagnolo di Napoli. Era il 1647 quando nella città di Napoli, allora capitale del vicereame spagnolo che comprendeva anche questo Ducato, un pescivendolo di nome Tommaso Aniello sollevò il popolo in rivolta contro il governo iberico per l’esosità delle gabelle sui generi di prima necessità. Nel frattempo in Tagliacozzo scoppiavano alcuni disordini a causa dell’inimicizia tra due nobili famiglie locali. Quando fu ristabilito l’ordine nella Capitale, il Viceré spagnolo Rodrigo Ponce de León, Duca d’Arcos, credendo che i fatti di Tagliacozzo scaturissero da quelli fomentati da Masaniello in Napoli, inviò delle truppe con l’ordine di punire la Città ribelle mettendola a ferro e a fuoco. I Tagliacozzani si affidarono all’intercessione di Sant’Antonio il quale – così si narra – apparve nelle sembianze di umile fraticello al Viceré dal quale ottenne il rescritto di grazia. Tale documento fu presentato dallo stesso “fraticello” che andò incontro alle truppe che già erano arrivate alle porte del paese. Racconta lo storico locale Giuseppe Gattinara che “Il Viceré accordò la grazia ad un fraticello, come ei posteriormente disse, non per salvare Tagliacozzo, ma perché era certo non giungesse in tempo, stanteché da vari giorni la soldatesca era stata a questa volta spedita” (Storia di Tagliacozzo – G. Gattinara – pag. 120). Per questi fatti, dal 1648, Sant’Antonio fu dichiarato principale Protettore di Tagliacozzo al posto di San Rocco. Don Ennio Grossi, Cancelliere della Curia diocesana dei Marsi e membro della insigne Arciconfraternita di Sant’Antonio presso la Basilica del Santo in Padova, aderendo al neonato gruppo locale, nella sua qualità di concittadino tagliacozzano, ha sottolineato l’unicità del “miracolo” verificatosi a Tagliacozzo e cioè una vera e propria apparizione del Santo, attestata dagli storici e testimoniata dalle personalità del tempo.