Avezzano. Armiamoci e partite per la rivoluzione che non c’è, o forse c’è ma non se ne ha poi tanto la percezione. La grande mobilitazione indetta per dire no a chi ha distrutto l’identità della nostra Italia, un tempo ricca e produttiva e a chi ha annientato il futuro d’intere generazioni con scelte politiche scellerate e distruttive, sembra esserci stata solo ed esclusivamente sul web, almeno per ora. Ma quello di ieri era solo il primo giorno, una sorta di prova tecnica. Oggi studenti, operai e non solo faranno un corteo da Piazza Torlonia che partirà intorno alle 10. Niente di clamoroso, insomma, come al contrario si prevedeva. Eppure da mesi il popolo dei social network stava lavorando per organizzare “la rivoluzione”, quella che è iniziata all’alba di ieri e che per tutto il giorno ad Avezzano ha visto la partecipazione di 600 persone, tante o poche non importa. Persone pronte a presidiare per tre giorni, il “coordinamento 9 dicembre”, pronte a condividere con tutti i Marsicani il disagio sociale di questo tempo di crisi. Ma come risponde la popolazione? Partecipa? Diciamo di si, ma non troppo. La città continua a correre con i suoi ritmi e i suoi problemi. Non si ferma la Marsica, ma esprime solidarietà al movimento. Nei giorni scorsi gli ultimi messaggi via Twitter e Facebook per invocare la benedizione di Dio su quanti sono pronti al sacrificio in nome dell’Italia, della Costituzione, della libertà. Questa mattina però la piazza non ha manifestato, o forse si, ma non ha urlato, non ha bloccato strade, ponti e piazze. Sull’onda della manifestazione nazionale anche ad Avezzano era prevista la partecipazione di molti marsicani al presidio di Piazza Torlonia per urlare tutto il dissenso per una situazione economica, politica e sociale divenuta insostenibile. E’ il “coordinamento 9 dicembre” che sul web riflette, organizza, mobilita, condivide e clicca mi piace, ma che in piazza ha poca voce. Doveva fermarsi la Marsica che produce, quella dei disoccupati, dei precari, dei giovani, degli studenti, dei padri, delle madri e dei figli che vogliono dire basta allo sterminio del lavoro degli italiani e che rivendicano la dignità di cittadini che lavorano e con enormi sacrifici cercano di salvare un Paese che cade a pezzi. L’invito a tirare fuori l’orgoglio e la rabbia di chi sa di essere preso in giro ma si sente impotente è stato accolto solo in parte, forse perché la crisi da noi agita le acque, ma gli italiani ancora galleggiano. Ci vuole il mare mosso, molto mosso. Ci vuole l’acqua alla gola per far levare il disperato grido d’aiuto? Gli italiani continuano a navigare, non affondano, vanno per mari agitati e sperano di trovare ancora nuove terre da esplorare. Hanno partecipato al presidio marsicano i dipendenti della Maccaferri di Celano e alcuni studenti degli istituti di Avezzano. Decine di migliaia di persone, per giorni e giorni, sui social network, hanno alimentato un fiume interminabile di commenti, foto e volantini. Una crescente attesa, che alla prova dei fatti ha mostrato la sua buona consistenza reale e una sicura navigazione virtuale del movimento dei forconi. Gianluca Rubeo