Avezzano. Si cerca di fare chiarezza sull’episodio che ha portato alla morte del marocchino di 32 anni ucciso per investimento durante la notte nel centro di Avezzano, lungo una traversa di via America. Per ora due fratelli avezzanesi sono stati accusati di omicidio.
L’appuntamento. I due fratelli fermati, Angelo (31) e Antonello Ferreri (29) di San Pelino, insieme a una terza persona si sarebbero incontrati con il marocchino dopo una telefonata. Gli avrebbero dato appuntamento per poi vedersi in quella zona, probabilmente per l’acquisto di sostanza stupefacente. Non è chiaro, poi, come la vicenda sia degenerata. Il marocchino avrebbe tentato una fuga.
La fuga disperata. Inseguito, ferito a colpo di sportelli e poi investito. Sarebbe andata così, secondo una prima ipotesi degli investigatori della squadra mobile dell’Aquila e del commissariato di Avezzano, la vicenda che ha portato all’uccisione di Erradi Said, marocchino di 32 anni, trovato in strada di notte privo di vita nella zona di via America. Dopo una lite sarebbe stato raggiunto, colpito a sportellate e finito dopo essere stato investito. Al momento del ritrovamento, con lui aveva due dosi di cocaina.
La versione dei Ferreri. I due fratelli accusati, fermati per omicidio volontario, non avrebbero negato l’episodio. Si sarebbe trattato, pero’, stando alle loro dichiarazioni, di un incidente fortuito. Sarebbero poi fuggiti per paura. I due arrestati sono stati trovati a casa, a San Pelino, dove c’era anche l’auto che ha investito lo straniero. I due giovani, difesi dagli avvocati Roberto Verdecchia e Leonardo Casciere.
Il movente. Intanto il marocchino deceduto pare sia stato anche derubato, forse da morto, o forse prima della lite. Anzi, quella potrebbe anche essere stata una delle cause che ha portato alla discussione. Il suo portafogli, privo di documenti, è stato infatti trovato nei pressi di una chiesa.
La vittima. Erradi Said viveva in via Elvezia, ad Avezzano, dove si era trasferito da un anno, arrivato da Argenta, Comune in Provincia di Ferrara. Lavorava come bracciante in un’azienda ed era in regola con il permesso di soggiorno. Aveva avuto dei precedenti penali legati a una convulsa storia con una ex ed erano scattate delle denunce per maltrattamenti. La famiglia del marocchino, che in Italia viveva da solo, è assistito dagli avvocati Gianluca e Pasquale Motta. mentre la moglie è difesa dall’avvocato Callisto Terra.