L’Aquila. La legge di stabilità, attualmente in discussione in sede parlamentare, introduce significative novità sulla tassazione che potrebbero incidere, se non viene calcolata la specificità del settore, in modo notevole sulle imprese agricole. Confagricoltura Abruzzo ha scritto ai Sindaci dei 308 comuni della Regione per avviare un confronto costruttivo e per sottolineare la preoccupazione degli imprenditori agricoli, in un momento di grave difficoltà economica: dai Comuni dipendono infatti le aliquote IMU, la tassazione per la copertura dei costi per il servizio di gestione dei rifiuti (TARI) e per la copertura quelli dei servizi indivisibili (TASI). Confagricoltura Abruzzo ricorda che per la TRISE viene riconosciuto ai Comuni il potere di disciplinare l’applicazione dei nuovi tributi. “E’ indiscutibile che i costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti (TARI) e quelli relativi ai servizi indivisibili dei Comuni (TASI) gravino sensibilmente sulla fiscalità immobiliare. La nostra forte preoccupazione – scrive il neo Presidente di Confagricoltura Abruzzo Concezio Gasbarro – è che non sia adeguatamente considerata la peculiarità del settore agricolo, in cui la componente immobiliare (terreni e fabbricati agricoli) incide fortemente nel processo produttivo delle imprese”. Confagricoltura Abruzzo è disponibile ad un confronto per poter sottolineare le esigenze del settore, auspicando che vengano fatte scelte ragionevoli e non punitive nell’elaborazione dei criteri di individuazione della materia imponibile. “In particolare – continua Gasbarro – per la materia dei rifiuti, non pare ragionevole assimilare i rifiuti prodotti dall’attività agricola a quelli urbani ed occorre individuare la quantità di rifiuti effettivamente conferite per lo smaltimento per alcune categorie agricole. Per la TASI vanno differenziati i servizi, come nel caso dell’illuminazione, della manutenzione delle strade, ecc. in relazione alla loro piena fruibilità da parte degli agricoltori. Per quel che riguarda l’IMU e’ assolutamente inaccettabile che gli agricoltori siano tenuti a dover pagare la seconda rata dell’IMU sui terreni e sui fabbricati rurali.” Su questa imposta patrimoniale si passati dall’abolizione della prima rata, all’indeterminatezza sulla seconda, per arrivare oggi a sapere che gli agricoltori non saranno più esentati. Un clima di incertezza che ha reso difficile programmare, fare investimenti, prendere decisioni. E ora arriva il colpo finale!. Un conto per l’agricoltura di oltre 346 milioni di euro, che potrebbero aumentare se i comuni, per recuperare parte del gettito delle prime case, decidessero di alzare l’aliquota del 7,6 per mille. “Avevamo avuto assicurazioni che questa tassa, assolutamente iniqua per il settore, perché colpisce beni strumentali indispensabili all’attività d’impresa – conclude Gasbarro – non sarebbe stata ripristinata. Sembra, invece, che non sia così. Confidiamo che il Ministro De Girolamo al CDM di martedì prossimo possa imporre al Governo le ragioni delle imprese agricole”.