Avezzano. Emanuele Moretti è un giovane di Avezzano, designer e artista da pochi anni, ma negli ultimi mesi si è distinto esponendo le sue opere in importanti mostre nel mondo da Barcellona a New York, Londra e Tokio.
In Italia ha esposto più volte a Roma e ho prestato delle mie opere per una scenografia di uno spettacolo al Teatro dell’angelo. Le opere che vediamo riprodotte in foto verranno esposte dal 15 al 30 novembre prossimo a Bologna e dal 1 al 15 dicembre a Milano.
L’evento di Bologna è inserito nella “Pre-Biennale di Arte Contemporanea Italiana” presso la Galleria ArteBo. Mentre quello di Milano è la “Biennale di Arte Contemporanea Italiana” nel Comune di Milano–Zona 7, Cascina Monastero (luogo del Comune).
Noi siamo rimasti particolarmente colpiti dall’espressione artistica di Emanuele Moretti
Le opere in presentazione sono tre: “Tentazioni Creative”, “Senza Identità”, “Il Viandante”.
Tentazioni Creative:(esposta alla Royal Opera Gallery di Londra) La mano creatrice è essenziale, perché l’essenza è sostanza e vita, quasi spettrale. Lo spettro visibile dei sette colori fondamentali, e proietta la creatura umana verso l’istante originale in cui il tempo e lo spazio hanno assunto la loro dimensione cosmica, con un dinamismo fulmine. Il momento della creazione è l’unica debolezza-tentazione del Creatore. Tentazione intesa come desiderio dell’amore di essere amato, di dare vita al misterioso scambio affettivo.
Senza Identità: Ha la consapevolezza del peso che porta con se e della conoscenza che ha racchiuso nel suo punto più profondo durante tutta la sua vita. Da quel di, quando sentì il primo battito dell’esistenza. Ha visto molte cose, ha la consapevolezza di quanto è successo e di cosa è cambiato, come è cambiato. Si è lasciato andare affinché qualcuno ne potesse fare uso della sua formidabile capacità e conoscenza. Ma adesso forse si deve ritrovare la sua essenza, per poter ascoltare ciò che ha da dire.
Il Viandante:L’Universo irrompe nell’ambiente dell’artista. L’ambiente è la vita dell’artista, con i suoi rapporti umani, con i suoi oggetti, con i suoi spazi e i suoi tempi. Il tempo è scandito dal percorso che l’artista compie nel suo ambiente. L’artista è un viandante. L’Universo, che è il tutto conoscibile, si scorge al di là della porta e al contempo sovrasta il luogo in cui è l’artista. Il viandante-artista ha voglia di evadere dal proprio ambiente e di varcare la soglia della porta verso la conoscenza dell’universo: lo fa tenendo nella mano sinistra una valigia e nella mano destra un ombrello. Nella piccola valigia vi è l’essenziale della sua vita; l’ombrello, oltre che servirgli da protezione contro le perturbazioni, funge anche da bastone di sostegno e di difesa. L’impronta lasciata nel percorso verso la porta da varcare è una scia di ricordi e di speranze. Il momento migliore è sempre quello in cui si decide il cammino, si decide di varcare la soglia. E’ il momento tanto desiderato e spaventoso. Il viandante-artista sente alle sue spalle il vociare confuso e lontano delle sue conoscenze: chi lo saluto ed è contento che egli vada, chi lo saluta ed è triste perché egli va, chi formula domande di curiosità, chi gli dà consigli e raccomandazioni. I dubbi affollano vorticosamente la mente del viandante-artista. Il dilemma più ricorrente è: bisogna varcare quella soglia? La tentazione di fermarsi a riposare sulla sedia e di volgersi indietro a raccontare con lo sguardo il proprio passato è grande, ma la nuova sfida è ormai cominciata e l’anta della porta è stata aperta, anzi è stata scardinata ed è appoggiata al muro delle restrizioni e dell’invalicabilità, oltre il quale non vi è nulla.Tutto si rischiara e diventa nitido, in prossimità della soglia e si percepisce la luce e l’aria nuova che proviene dal di fuori. E’ la percezione della libertà. Il viandante-artista varca sempre per primo la soglia, mai per ultimo.
Tutte sono vere opere d’arte, ma si resta colpiti in maniera prevalente dall’opera “il Viandante”, i suoi colori ed il dilemma del viandante ci porta subito nella vita di tutti i giorni, quando si è portati a prendere decisioni, dunque decidere per altri e nuovi percorsi, mettendosi continuamente in discussione.
Una attualizzazione della vita in cui l’opera sembra voler offrire al viandante (in cui ognuno di noi può raffigurarsi) l’opportunità di scegliere tra una sedia, ed un percorso seppure inizialmente buio ed in certo ma sovrastato di colori intensi che fanno immaginare traguardi importanti. La porta appoggiata sul muro, da la sensazione dell’importanza del passato, quale segno tangibile dell’esperienza di vita.
Ma se io fossi “il viandante” non esiterei ad andare avanti, sfidando l’attesa del gruppo di gente che osserva e ricercando nella profondita’ e nel mistero, il raggiungimento di traguardi migliori…cui tutti auspichiamo. Daniele Imperiale