Avezzano. La Regione Abruzzo stringe la cinghia del settore socio-sanitario e 25 ragazzi disabili del centro diurno San Domenico vengono mandati a casa. In 10 dovranno lasciare la struttura della zona nord della città entro il 10 novembre, la restante parte entro la fine dell’anno. Il motivo? In base al nuovo Uvm della Regione la loro presenza nel centro è “inopportune” e per questo devono andare a casa. La notizia, trapelata già nei giorni scorsi, è esplosa poi sulla rete dove centinaia di persone hanno commentato la lettera dei genitori dei ragazzi che gridano “vergogna” per questa decisione. “Questi angeli che ci sono stati affidati dalla Provvidenza ci dipendono come l’aria che respiriamo”, hanno commentato i genitori, “nonostante li amiamo più di ogni altra cosa al mondo troppo spesso ci ritroviamo a dover fare i conti con i nostri limiti umani di fronte ai quali possiamo ben poco. La serenità che ci accompagnava nel vederli affidati a persone così valide umanamente e professionalmente ci sosteneva nell’arco della giornata”, hanno continuato le famiglie dei ragazzi, “ma ora tutti i ragazzi che frequentano il centro verranno dimessi. Le alternative? Semi-residenze per disabili, centri per autistici di cui nel nostro territorio non ce n’è neanche l’ombra. Buttati fuori con quella spietatezza che ormai caratterizza le decisioni di politici e medici che hanno come obiettivo far quadrare i conti. Intanto gli sprechi restano lì, sotto gli occhi di tutti”. Critiche sono arrivate anche dal tribunale per i diritti del malato che da qualche giorno si sta occupando della vicenda. “In base a quanto stabilito dall’ultima normativa tutti i disabili del centro San Domenico sono stati accolti inopportunamente e per questo la Asl ha deciso di metterli alla porta”, ha commentato Stefano Di Giuseppe presidente del tribunale, “è una scelta sciagurata che impedisce a questi ragazzi di continuare il percorso intrapreso in 8 anni e allo stesso tempo mette in difficoltà le famiglie. Porteremo avanti questa battaglia”, ha concluso Di Giuseppe, “in difesa di questi giovani che non meritano di essere trattati così”.