Canistro. Centenario dona la sua eredità al portantino, i parenti lo denunciano e ora i giudici chiedono il rinvio al giudizio. E’ stata fissata al 12 novembre l’udienza preliminare nel tribunale di Avezzano. Il dipendente della clinica di Canistro è accusato di circonvenzione di incapaci perché, secondo l’accusa, ha convinto Dante Piccinini, centenario aquilano, a intestargli tutti i suoi averi stimabili intorno a un milione di euro. Con lui è finita nei guai anche la dottoressa Alati perché responsabile di aver visitato l’anziano e redatto un apposito certificato «attestando falsamente» che era in grado di intendere e di volere. I fatti risalgono all’aprile 2010 quando Piccinini, trasferitosi nella Marsica dopo il terremoto dell’Aquila, muore. L’anziano era ricoverato in una clinica di Canistro dove aveva conosciuto Coco, portantino, con il quale era nata subito una profonda amicizia tanto che qualche mese dopo il centenario davanti al notaio Marica Schiavone firmò per donargli tutto quello che aveva. Casa, conti bancari, oggetti da collezione passarono così dall’aquilano direttamente a Coco. Subito dopo la morte del centenario, però i nipoti, impugnando il testamento, e si resero conto subito che lo zio aveva donato tutto al portantino lasciando loro a bocca asciutta. Da quel momento è iniziata la battaglia legale che va avanti ormai da tre anni. Martedì 12 novembre, nell’aula del gup, si terrà l’udienza preliminare. Sia per Coco, difeso dall’avvocato Crescenzo Presutti, sia per Alati, difesa dall’avvocato Antonio Milo, il pubblico ministero Maurizio Maria Cerrato ha chiesto il rinvio a giudizio.