Avezzano. A distanza di qualche settimana dalla sigla dei contratti di solidarietà alla Marsica innovation&technology interviene Antonello Tangredi, Fim-Cisl. “Pensare che i problemi della fabbrica siano risolti sarebbe un grave errore”, ha commentato, “ed è l’errore che inopinatamente compie la classe politica nel considerare chiusa la vertenza, così come pensano anche molti dipendenti. Certo, non è neppure è corretto gridare al “vento” (come fa qualche mio collega sindacalista), di aver riportato una grande vittoria nei confronti di quella che, una volta, era una multinazionale. La storia delle “sconfitte” sindacali subite dietro ai ricatti industriali e dietro alcuni tradimenti “sindacali”, brucia da morire e adesso si grida alla “vittoria” ! Ma per favore! Siamo partiti, nel mese di maggio 2013, con questa “new-co.” che ha dichiarato uno scarico di lavoro di circa il 40% delle ore lavorabili che, tradotto, vuol dire circa 700 dipendenti in esubero (su 1624) ed una procedura di mobilità (con la regola della “non opposizione”). Dopo poco più di un mese, la “new-co.” Marsica Innovation & Tech. ha inviato la richiesta per 1 anno di C.I.G.S. (cassa integrazione guadagni straord.) con la motivazione della “crisi aziendale” (richiesta che confligge con le disposizioni del decreto del Ministero del Lavoro del 20.08.2002) e che, dopo forti pressioni del sindacato e dopo il “via libera” del Ministero del Lavoro (31.07.13), si è trasformata nell’accordo per 24 mesi, dei cosiddetti Contratti di Solidarietà. Oggi ci troviamo di fronte ad un’azienda che ha cambiato nome ma non gruppo dirigente; senza dubbio molto più debole di qualche anno fa e con forte necessità degli accordi sindacali, in vista dei 45 milioni di euro che dovrà ricevere dai finanziamenti pubblici. Dunque, la Marsica Innovation & Tech. non poteva non “accettare” per la prima volta, in 23 anni di storia, una forzatura sindacale. Si sappia, però, che l’ex Micron in quest’accordo non ci ha messo proprio niente di Suo, ha solo aderito ad una richiesta sindacale legittima che, naturalmente, però, non rappresenta altro che un rinvio della fine delle attività industriali, a meno che, qualcuno non decida di venire ad investire ad Avezzano un paio di miliardi di euro per il “nuovo corso”. I contratti di solidarietà, sono interamente finanziati dallo Stato e sono stati la necessaria intuizione per lenire le ferite dei tanti lavoratori che già da settembre 2012 si trovano in sofferenza economica a causa della gestione unilaterale delle ore di lavoro. Con questo ammortizzatore sociale che, ripeto, non aggrava i costi aziendali, anzi, i lavoratori recupereranno una fetta di salario in più rispetto alla cassa integrazione ma, sempre ammortizzatori sociali sono. Non siamo in presenza di nuovi investimenti che darebbero fiducia ai lavoratori e al territorio, ci troviamo di fronte ad una “boccata di ossigeno” per i lavoratori, quindi, parliamo di aiuti di Stato che potranno durare anche 48 mesi ma, giova ricordarlo, serviranno, in questo caso, solo per dare il “tempo” ai dipendenti in esubero di trovarsi altre soluzioni lavorative. Il dato sugli esuberi è purtroppo strutturale, non congiunturale e, questo è il dramma sul quale si sarebbe dovuto ragionare se, in primisis l’ex Micron avesse deciso di metterci un po’ di soldi e progetti e se, Regione e Provincia (per le loro rispettive competenze), avessero deciso di imporre un piano di riqualificazione occupazionale/industriale. In questi giorni ho incontrato qualche centinaio di lavoratori, in loro traspare un po’ di legittimo ottimismo, derivante dall’accordo della scorsa settimana ma, quasi tutti conoscono la drammaticità della situazione, perché consapevoli del fatto che, “i tedeschi” di LFoundry, poco potranno incidere sulle sorti già decise della fabbrica obsoleta. Per tenere aperta una fiammella di speranza per questi dipendenti (età media che non arriva ai 40 anni), è necessario che da settembre si torni al M.I.S.E. e si ricominci a lavorare per costringere questa “new-co.” a trovare altri investitori industriali che, seppur su tecnologia a 200mm, aumentino la capacità produttiva per riassorbire, durante la vigenza dei C.d.S., la strutturalità degli esuberi. La vertenza, non è chiusa, inizia adesso ma, c’è bisogno di tutti, nessuno si senta escluso: il futuro industriale della Marsica passa attraverso i cancelli di quella fabbrica, dove centinaia di lavoratori dovranno poter transitare e guardare al futuro senza patemi e, soprattutto, senza ammortizzatori social”i.