Avezzano. Sono stati circa 4.000 i casi di spaccio accertati in un solo mese nell’operazione Karkouba (termine del dialetto marocchino per chiamare la droga) messa in atto della squadra mobile dell’Aquila, guidata da Maurilio Grasso e del commissariato di Avezzano, al comando del vicequestore aggiunto Marco Nicola. Un gruppo di 50 persone guidato da due stranieri facevano da manovalanza, soprattutto straniera, mentre gli li italiani fornivano un collaborazione costante in qualità di intermediari.
Gli arrestati. L’ordine di custodia cautelare è scattato per Mohammed Moktafi, 22 anni, Rachid Loudifa (34), Francesca Di Domenico (22) di Avezzano, Belaich Abdelmoula (30), Ernesto Enrico D’orazio (49) di San Vincenzo Valle Roveto, Luciano Di Edoardo (44) di Trasacco, Giuseppe Civitani (34) di Luco, Mohammed Najim (43), Josè Di Marco (38) di Civitella, Bricha Khatima (33), Sobhi Abderrazzak (26), Hassane Benattar (30), Kharsas Morad (24) Oiraq Abderrazek (22), Aziz Enaji (34) e infine Bouzekri Jabrane accusato però di resistenza e lesioni. Gli arrestati sono difesi dagli avvocati Pasquale Motta, Roberto Verdecchia, Leonardo Casciere, Antonio Milo, Mario Flammini, Franco Colucci, Luca Motta e Andrea Tinarelli. Altri tre italiani non ancora arrestati sono uno di Avezzano V.M., uno Celano G.R. e uno Luco F.L..
I clienti. Erano di tutte le fasce sociali, dagli agricoltori che acquistavano la cocaina con il trattore, fino a uomini d’affari con la Mercedes, per arrivare a ragazzini di 17 anni e i casi di spaccio un numero impressionante, in un solo mese sono stati venduti 70mila euro di droga per un corrispettivo di due chili e mezzo tra cocaina e hashish. Sono difesi dagli avvocati Roberto Verdecchia, Pasquale Motta, Leonardo Casciere, Pasquale Milo, Mario Flammini, Franco Colucci, Luca Motta e Andrea Tinarelli.
Come funzionava. Gli spacciatori importavano la droga dal Nord Italia. Dal Nord Africa arrivava infatti in Lombardia e poi in Abruzzo con una inedita direttrice Marocco-Bergamo-Marsica. I carichi erano di piccola entità, massimo di mezzo chilo, per evitare grossi sequestri in caso le cose fossero andate male. Nella Marsica la droga veniva venduta da spacciatori che prendevano appuntamento per telefono con i propri pusher quando il cliente stava per arrivare. Veniva descritto il cliente e al sua arrivo ceduta la droga.
Prostituzione. Secondo le accuse, Giuseppe Civitani faceva prostituire delle ragazze italiane pagandole con dosi di droga. Venivano prima fatte drogare in modo da diventare tossicodipendenti e poi venivano messe a disposizione dei pusher in cambio del servizio che questi svolgevano sul territorio. Per il marsicano l’accusa è di sfruttamento della prostituzione.