Avezzano. Porte aperte alla cultura a Palazzo di città, dove sabato 6 aprile, alle 10.30, è in agenda la presentazione del romanzo storico “Viteliù Il nome della libertà” scritto da Nicola Mastronardi, membro dell’Accademia dei Georgofili di Firenze per gli studi sulla Civiltà pastorale appenninica. L’evento organizzato dall’Associazione Culturale “Adsumus Quoque” con il patrocinio del Comune, entra nel vivo dopo i saluti del sindaco, Giovanni Di Pangrazio, il Presidente dell’Associazione, Antonio Di Legge, il Dirigente Scolastico Istituto Superiore “Torlonia Bellisario” Ilio Leonio, quando l’autore dibatterà con gli studenti del corso di giornalismo del Liceo. Coordina i lavori della presentazione del volume, con voce narrante Alberto Santucci, attore del Lanciavicchio, la vice Presidente di “Adsumus Quoque”, Maria Paola Giorgi.
L’autore: Nicola Mastronardi, classe 1959, è nato e vive ad Agnone, Molise, dove dirige una biblioteca storica. Laureato in Scienze Politiche presso la “Cesare Alfieri” di Firenze, ha pubblicato nel 2011 la sua tesi Gheddafi. La rivoluzione tradita (Mimes Edizioni). E’ cultore di materie storiche all’Università del Molise, corso di Scienze Politiche. Giornalista, pubblicista, ha collaborato con le maggiori riviste italiane di turismo equestre e, per sette anni, con Linea Verde Orizzonti di Rai Uno.
Nel 91 a.C. la popolazione picena di Asculum trucidò tutti i Romani presenti in città. Fu la scintilla della Guerra Sociale che oppose dodici popoli italici alla Roma di Crasso e Silla in uno scontro titanico che decise le sorti del mondo romano e peninsulare. Per la prima volta i Vitelios, che da otto secoli abitavano l’Appennino centrale e meridionale accomunati da lingua, religione e tradizioni sociali, si unirono politicamente sotto il nome che identificava, ad un tempo, le comuni origini e il loro disegno di indipendenza: Viteliù, il termine osco da cui derivò la parola latina Italia. Sanniti, Marsi, Peligni, Piceni e Lucani, tra essi, misero in campo centomila uomini per costruire il loro sogno di libertà. Un sogno temporaneamente infranto da Lucio Cornelio Silla che operò un vero massacro dell’etnia sannita condannando alla damnatio memoriae l’indomita tribù dei Pentri. Il romanzo inizia diciassette anni dopo questi tragici eventi. Un incubo del passato spinge un vecchio cieco – l’embratur sannita Papio Mutilo che su di sé sente tutta la responsabilità del genocidio subìto dal suo popolo – a ritornare nei luoghi nativi, accompagnato dal nipote Marzio, la cui tranquilla esistenza di giovane romano, innamorato di cavalli e della bella Lucilla, è sconvolta dalla scoperta della sua vera origine. Il loro avventuroso viaggio porta Marzio, e con lui il lettore, a conoscere la storia e le terre delle genti che costruirono la prima nazione cui fu dato il nome di Italia. Una storia mai raccontata in un romanzo; un viaggio avvincente ed emozionante alle radici stesse della nostra identità nazionale.