Avezzano. Micron bypassa il tavolo di trattativa aperto al Ministero dello Sviluppo Economico annunciando la vendita dello stabilimento di Avezzano e Galbiati accusa le istituzioni abruzzesi e i sindacati, il sindaco, Giovanni Di Pangrazio, non ci sta: “il direttore di Micron Italia si è dimostrato Irrispettoso delle istituzioni e delle forze sociali e ingeneroso con l’Abruzzo” e attende la “riapertura immediata del tavolo istituzionale”, chiesta ufficialmente al Governo venerdì 1 marzo con il fine di “fare chiarezza assoluta su prospettiva industriale, piano di rilancio del sito di Avezzano, salvaguardia dell’intera forza lavoro, compagine societaria in ingresso, situazione economica della LFoundry, misure di garanzia della Multinazionale Usa”. La fuga in avanti delle due aziende, infatti, ha fatto rialzare il livello d’allerta per un’avventura che presenta molte ombre, in primis quella relativa all’acquirente, la LFoundry. “Il management Micron e Galbiati”, ricorda Di Pangrazio, “al tavolo istituzionale al Ministero, di fronte ai rappresentanti del Governo italiano, della Regione, della Provincia, dei Comuni e dei sindacati, dove avevano tenuto coperto il nome dell’azienda assicurando la presentazione, unitamente al piano industriale, nel successivo summit, hanno disatteso quell’impegno formale. Certi atteggiamenti, che denotano scarsa memoria, scarso rispetto istituzionale e poca umiltà, non aiutano il confronto. Vogliamo evitare salti nel buio”, sottolinea il primo cittadino, “per questi motivi, a garanzia del futuro, la vertenza deve essere seguita passo passo dal Governo”. Il sindaco, quindi, suona il campanello del Ministero affinché riprenda le redini di una vertenza delicata che tiene sulla corda i destini di 1.623 lavoratori dello stabilimento di Avezzano, azienda al top nella produzione e lavorazione dei wafer di silicio 200mm.
“Urge riaprire il tavolo”, chiosa Di Pangrazio, “per avere delucidazioni chiare su passaggio di consegne, piano industriale e prospettive per un insediamento che rappresenta una realtà produttiva di primaria importanza per la Marsica e per l’Abruzzo intero”. Lo stabilimento, con oltre 2mila dipendenti, tra diretti e indotto, produce il 40% del PIL dell’area marsicana e ben il 10% dell’export regionale. L’annunciata cessione dello stabilimento ha fatto schizzare alle stelle le preoccupazioni della comunità abruzzese e non solo, soprattutto per l’incertezza sul futuro che potrebbe avere riflessi negativi pesanti sui livelli occupazionali del sito marsicano e sul posizionamento dell’Italia nel sensibile e strategico mercato delle manifatture ad altissima tecnologia. In quest’ottica risulta di fondamentale importanza inserire l’azienda nel tavolo di settore per l’elettronica aperto dal Governo per impostare una strategia di sostegno industriale a un settore strategico per il futuro di un Paese che guarda alle nuove tecnologie.