Avezzano. Galbiati si scaglia contro il territorio: “ci sono troppi tacchini e poche aquile”. Non risparmia nessuno il direttore generale di Micron Italia, Sergio Galbiati, e con una metafora animalesca esprime un duro giudizio sul mondo del lavoro che da mesi guarda dall’alto mentre mette a punto le trattative per la cessione dello stabilimento di Avezzano. Fino ad ora non si era mai visto, se non ai tavoli tecnici al ministero dello Sviluppo economico e nei meeting aziendali, ma appena ha avuto l’occasione è salito in cattedra e ha bacchettato sindacati, lavoratori e istituzioni. Intervenendo al convegno dell’Ocse “Abruzzo verso il futuro” organizzato ieri pomeriggio presso l’Auditorium Dompè si è tolto qualche sassolino dalla scarpa puntando il dito contro il territorio.“Sotto la leadership di Andy Grove, Intel è diventata la più grande azienda nel mondo dei semiconduttori”, ha precisato Galbiati, “nel libro Only the Paranoid Survive, Grove racconta la propria strategia per mettere a fuoco un modo nuovo di confrontarsi con gli incubi che ogni compagnia deve affrontare quando ci si trova di fronte a cambi epocali, e o ci si adatta o si muore. Grove chiama questi momenti Punti di Flesso Strategici. Essi possono essere causati virtualmente da qualunque causa: una mega-competizione inattesa, un cambio di regolamentazione, un disastro naturale che elimina le precedenti certezze. Quando si presenta un Punto di Flesso Strategico le regole precedenti vanno buttate dalla finestra, non valgono più nulla. Eppure, se gestiti correttamente, questi Punti di Flesso Strategici possono diventare grandiose opportunità, che permettono di vincere dove non si sarebbe neanche scesi in campo e di emergere come azienda, gruppo di persone, comunità, più forti che mai”. Galbiati, che ha lasciato il posto di direttore dello stabilimento marsicano a Riccardo Martorelli, ha accusato sindacalisti e dipendenti di essersi solo lamentati e di non aver mai proposto nulla che potesse essere utile all’azienda per capire quale strada seguire. Passando in rassegna il frutto di mesi di polemiche, manifestazioni e incontri, il direttore di Micron Italia ha biasimato l’atteggiamento di parti sociali e lavoratori “solo grida di dolore”. “Quale è stato e continua ad essere l’atteggiamento di questo territorio rispetto alle discontinuità create dai punti di flesso strategici?”, ha chiesto Galbiati, “Riesce a vederli? E’ pronto a cavalcarli in proprio o cerca piloti? E’ un territorio resiliente? Che lettura c’é stata del punto di flesso attraverso cui il plant di Avezzano sta andando? Che leadership è stata mostrata a supporto di tale lettura? Quanto questa volontà e capacità di lettura può anticipare o almeno guidare il cambiamento? Cuore oltre l’ostacolo o paura dell’ignoto? Quale ricetta per affrontare l’ignoto? Dove e’ la resilienza?”. Se i dipendenti hanno sbagliato a lamentarsi per Galbiati il territorio non è stato da meno. “La Micron da quando si trova ad Avezzano ha investito un miliardo e 300milioni di dollari”, ha continuato, “ma non si è sentita mai affiancata. Aquile e tacchini hanno entrambi le ali ma le aquile in volo catturano i tacchini a terra e li mangiano e per di più in futuro, per volare, le ali di tacchino non basteranno. Quindi: per la resilienza dell’Aquila serviranno aquile. Questo territorio, come tutti, ne è ricco, ma non si fanno sempre vedere. E’ tempo che escano fuori e che spicchino il volo”. Il bilancio senza clausole presentato da Galbiati, a pochi giorni dall’ufficializzazione della vendita dello stabilimento alla Lfoundry che farà parte della JV Marsica dove Micron, e lo stesso direttore, avranno un ruolo preciso, ha lasciato di stucco la platea dell’Auditorium Dompè. Avere l’appoggio del territorio, stretto tutto intorno e unito sui momenti di crisi di un’azienda e’ condizione necessaria perche’ si possano aprire nuovi orizzonti. E, purtroppo, non sempre si e’ potuto e si puo’ contare sul sostegno a tutto tondo di tutti gli attori responsabili della vision dello sviluppo locale. Molte le critiche seguite all’intervento choc di Galbiati che ha lasciato perplessi lavoratori e sindacati presenti in sala.