Avezzano. Venti liste, 264 candidati, tre grandi schieramenti e otto movimenti alla camera. Diciannove liste e 128 candidati al senato. Il grande carrozzone della politica abruzzese ha acceso i motori ed è pronto a muoversi verso le elezioni del 24 e 25 febbraio. Una tornata elettorale importante, strategica per un Paese che deve riuscire a rialzarsi e camminare di nuovo. Chi riuscirà a scrivere questa nuova pagina della storia della terza Repubblica? Gli aspiranti amanuensi, rimasti in alcuni casi segreti fino alla fine, ora hanno un nome e cognome. Non c’è tempo da perdere per manifesti, spot elettorali, gadget e campagne elettorali faraoniche. Il “porcellum”, la legge elettorale in vigore, non permette di perdersi in chiacchiere. Servono i voti. Servono tante preferenze per riuscire a far sedere più candidati possibili tra i banchi di camera e senato. Trenta giorni per arrivare ai cittadini e convincerli che solo così si potranno cambiare le sorti del paese. Ce la faranno i nostri “eroi”? Le liste. Rinnovamento e cambiamento sono stati i motti più gettonati durante la composizione delle fatidiche liste. Ma poi è stato veramente così? A uscire per primi allo scoperto sono stati i candidati del Partito democratico che seguendo il leit motiv del leader Pierluigi Bersani “L’Italia giusta” hanno fatto decidere ai loro elettori chi doveva rappresentarli a Roma. Sorprese non ce ne sono state. Giovanni Legnini, senatore uscente, è stato promosso come numero uno alla camera, mentre Stefania Pezzopane, ex presidente della Provincia dell’Aquila, a capo della lista del senato. Da Roma sono arrivati, o tornati, Franco Marini e Paola Concia, senatori uscenti entrambi abruzzesi, e Yoram Gutgeld, economista vicino a Matteo Renzi. E gli altri? C’è Giovanni Lolli, già deputato, Tommaso Ginoble, Antonio Castricone e poi i marsicani Giovanni D’Amico e Lorenza Panei. Ben rappresentata la Provincia dell’Aquila, con tre candidati eleggibili, totalmente scoperti altri territori tra i quali la Marsica e la Valle Peligna. E il rinnovamento? Non è riuscito a superare il test delle primarie ed è stato rimandato. Mentre qualche nome cominciava a saltar fuori qua e là, come per esempio Daniela Stati, consigliere regionale, numero tre alla camera nella lista di Fli, Giorgio De Matteis, già candidato a sindaco dell’Aquila, numero 2 alla camera con l’Udc, Luigi Milano, consigliere regionale, al secondo posto nella lista del senato di Centro democratico, o Carlo Masci, numero uno con Rialzati Abruzzo, e i giovanissimi Luca Casciere, con Moderati in rivoluzione, e Valeria Ferragalli tra le liste di Sel, il casa Pdl tutto taceva. Qualche dissidente, come l’assessore regionale Paolo Gatti, aveva ufficializzato la sua candidatura con Fratelli d’Italia, abbandonando di fatto il suo partito, ma per il resto non trapelava nulla. Secondo qualche indiscrezione le pedine mosse sulle liste azzurre tra le mura del castello di Celano non erano in perfetta sintonia con quelle spostate qua e là tra i palazzoni della costa. Il tutto però avveniva in gran segreto mentre i media erano attenti a vigilare quello che accadeva nella capitale da dove volevano spedire in Abruzzo due degli eroi del premier Berlusconi: Domenico Scilipoti e Antonio Razzi. In gioco, era evidente, non c’erano solo le politiche 2013 ma anche le regionali di fine anno per le quali è necessario iniziare a muoversi. E così tra uno scontro tra il mare e le montagne, e un diktat da Roma, alla fine anche il Pdl ha presentato le sue liste, non senza novità. Il marsicano Filippo Piccone, leader del Pdl regionale e senatore uscente, ha ottenuto il primo posto, seguito da Paolo Tancredi, Fabrizio Di Stefano. Al senato è arrivato l’abruzzese, o celanese, d’adozione, Gaetano Quagliariello, seguito dagli uscenti Paola Pelino, e dal famoso Antonio Razzi, che alla fine è riuscito a spuntarla. Ma muovendo e rimuovendo come il cubo di Rubik i nomi degli aspiranti senatori e onorevoli il “Bokassa di Celano” (come l’assessore Gianfranco Giuliante avrebbe soprannominato Piccone)è riuscito a portare dentro anche il suo delfino, Massimo Verrecchia, quarantenne coordinatore provinciale del Pdl, simbolo in casa azzurra del cambiamento. Una mossa astuta, ma anche una vera e propria inversione di marcia rispetto alle altre riconferme, che sicuramente non è andata giù ai compagni di merende che ora aspettano con trepidazione il risultato elettorale per trarre le conclusioni. Ora mancano trenta giorni per riempire le città e i paesi di manifesti, convocare cene, incontri, riunioni, intervenire su crisi aziendali, disservizi, maltempo, girare notte e giorno in lungo in largo la provincia e la regione per conoscere e farsi conoscere. Ma tutto questo poi alla fine servirà? Visto il clima di sfiducia e antipolitica che avvolge la Marsica e l’Italia intera sarebbe opportuno muoversi meno e sperare di più che gli elettori abbiano ancora voglia di provare a riscattare questo Paese e il 24 e il 25 vadano a votare. (e.b.)