Avezzano. Scongiurati mobilità e licenziamenti alla Micron. Dimezzate gli esuberi e confermata l’apertura entro febbraio del tavolo di settore. Sono questi i risultati portati a casa dai marsicani che ieri hanno protestato a Roma durante l’incontro tra i rappresentanti del governo, i delegati dell’azienda e le parti sociali. Confermata la cessione del sito marsicano a un nuovo partner di cui non è stato rivelato però il nome.
La delegazione. Bandiere, striscioni, fischietti e tanta speranza. Questo il bagaglio con il quale ieri mattina 16 pullman con oltre mille persone a bordo sono partiti dalla Marsica per la capitale. Un viaggio teso e allo stesso tempo carico di aspettative per un futuro ancora troppo incerto. In tarda mattinata i manifestanti sono arrivati a Roma e, da piazza Barberini, come concordato con la questura, hanno raggiunto a piedi via Molise dove ha sede il ministero dello Sviluppo economico. Con un’ora d’anticipo rispetto all’orario previsto la delegazione di lavoratori, amministratori, docenti, studenti, professionisti e semplici cittadini, hanno iniziato a protestare nella stradina stretti a destra e sinistra dalle forze dell’ordine in assetto antisommossa. La manifestazione. Il lavoro è stato il protagonista del lungo pomeriggio d’attesa dei manifestanti arrivati non solo dalla Marsica, ma anche dall’Aquila, dalla Valle Peligna, dal reatino e dal frosinate.
“Solo il lavoro, vogliamo solo il lavoro” hanno gridato fino all’esasperazione i dipendenti del sito, mentre intorno il rosso dei fumogeni e il suono incessante dei fischietti avvolgeva tutto. Cori da stadio, trombette e anche i tradizionali campanacci utilizzati dai pastori per le greggi hanno animato tutta la protesta, nella quale non sono mancati momenti di tensione. Alle 15, infatti, in vista dell’inizio dell’incontro i delegati hanno iniziato ad avvicinarsi al portone del ministero dove un addetto dotato di lista verificava le generalità di ognuno. Problemi si sono verificati per alcuni partecipanti che non risultavano nel documento in possesso del governo. La situazione poi si è risolta e circa 50 persone tra azienda, rappresentanti istituzionali, parti sociali e Rsu di stabilimento sono entrati per prendere parte all’incontro.
L’incontro. L’atteso vertice è iniziato con circa un’ora di ritardo. Mentre i rappresentanti istituzionali, le parti sociali e le Rsu di stabilimento aspettavano con trepidazione di conoscere le reali intenzioni per il futuro dello stabilimento, governo e azienda disertavano la sala dove era previsto il tavolo. Alle 16, poi, il vertice è iniziato. Il sottosegretario Claudio De Vincentis, che si era già occupato della vertenza Micron, ha ascoltato prima l’azienda, rappresentata dal direttore di Micron Italia, Sergio Galbiati, e dal direttore dello stabilimento di Avezzano, Riccardo Martorelli, poi le parti sociali, con i segretari nazionali di tutte le sigle, e subito dopo i rappresentanti istituzionali, con il presidente della Regione, Gianni Chiodi, della Provincia, Antonio Del Corvo, il sindaco di Avezzano, Gianni Di Pangrazio, e altri primi cittadini marsicani e non. L’azienda ha subito confermato la decisione di abbandonare il sito di Avezzano e di aver avviato una trattativa per la cessione. Galbiati non ha rivelato però il nome del possibile acquirente per questioni di mercato, ma ha annunciato che gli esuberi non saranno 700, come precedentemente detto, ma il 30 per cento della forza lavoro. Circa 350 dipendenti. Parti sociali e istituzioni hanno ribadito l’intenzione di tutelare il livello occupazionale nello stabilimento chiedendo di evitare mobilità e licenziamenti. L’incontro, definito da tutti interlocutorio, si è concluso con la certezza che entro i primi 10 giorni di febbraio sarà aperto il tavolo di settore sulla microelettronica. Un passo ritenuto da molti importante perché rappresenta la chiave di volta per il futuro di Micron.
L’attesa. Mentre dentro si discuteva il futuro della fabbrica più grande della Provincia dell’Aquila, fuori i lavoratori aspettavano con ansia e trepidazione di avere qualche notizia. Collegati in tempo reale con i delegati che stavano prendendo parte all’incontro di tanto in tanto i manifestanti comunicavano al megafono quello che stava accadendo sul tavolo del ministero. Dopo oltre un’ora d’attesa è iniziato l’incontro. I manifestanti hanno sventolato per più di due ore le bandiere al cielo, invocando un lavoro che per molti è diventato quasi un’utopia. Con gli striscioni appesi al collo e i fischietti sempre in bocca i dipendenti del sito marsicano della multinazionale americana hanno cercato di far sentire la loro voce a chi dentro il ministero stava decidendo cosa fare della loro fabbrica. Anche gli studenti, che insieme a dirigenti scolastici e professori hanno partecipato alla manifestazione, hanno voluto far sentire la loro voce. “Non possiamo ignorare quello che sta accendo”, hanno dichiarato mentre da una colonna sventolavano una grande bandiera, “qui è in gioco anche il nostro futuro”. Mentre incessantemente tutti controllavano il cellulare per vedere se arrivava qualche indiscrezione da dentro, sono iniziati a uscire i primi partecipanti subito presi d’assalto dai manifestanti. A parte qualche notizia di sfuggita, però, non è trapelato più di tanto.
Fischi a Galbiati. I manager Riccardo Martorelli dello stabilimento di Avezzano e Sergio Galbiati di Micron Italia sono usciti da una porta secondaria. Ma prima di andare via hanno dovuto raggiungere la portineria per le procedure di riconoscimento e per riprendere i documenti di identità lasciati all’entrata. Proprio come si fa quando i visitatori entrano alla Micron In quel momento sono stati fischiati dai lavoratori che erano all’esterno e che hanno visto i due direttori Micron da dietro le vetrate.
I risultati. Quando poi, dopo oltre due ore, il vertice si è concluso dal megafono utilizzato tutto il pomeriggio per invocare il lavoro il segretario nazionale di Fiom-Cgil, Laura Spezia, ha spiegato come erano andate le cose. “La Micron se ne va da Avezzano, ma sta lavorando per costruire un’alternativa”, ha dichiarato , “si è parlato di una società che dovrebbe essere costituita da un soggetto di cui non è stato fatto il nome più una parte di management byout (manager imprenditori). Dal momento che il piano industriale non è stato presentato non abbiamo potuto aprire una discussione. Ci siamo detti d’accordo per l’utilizzo di strumenti conservativi, cassa integrazione, ammortizzatori sociali, per fare in modo che tutti i lavoratori rimangano legati all’azienda. I nostri punti sono stati solidità finanziaria, credibilità del piano industriale e no secco al ricorso di mobilità e licenziamenti. Ci sarà entro i primi 10 giorni di febbraio il tavolo di settore, che noi abbiamo richiesto, è evidente che il percorso inizierà ora e continuerà con il prossimo governo. La microelettronica è un punto di sviluppo per un paese, per questo chiederemo investimenti per questo settore”.
Il presidente Chiodi si è detto soddisfatto dell’esito dell’incontro. “Abbiamo scongiurato la mobilità e i licenziamenti”, ha precisato, “ma soprattutto la buona notizia è che è stata ufficializzata l’apertura di un tavolo di settore sul quale si deciderà il futuro della microelettronica in Italia. È stata confermata la vendita dello stabilimento, il governo si farà garante e supervisore dell’azienda acquirente”. Tra applausi, fischi e qualche perplessità i lavoratori hanno ascoltato la segretaria che ha riferito sull’incontro. Dopo decine di interrogativi rivolti ai presenti, qualche commento, e tanti dubbi, i manifestanti hanno arrotolato le bandiere e piegato gli striscioni pronti per utilizzarli di nuovo e far sentire la loro voce.