Un paese che disponga di un capitale umano scadente, presenta un forte handicap. La scuola rimane un servizio pubblico dedito proprio alla formazione dei giovani. Il diritto all’istruzione è uno dei diritti fondamentali dell’uomo; impedirne la fruizione significa ledere la dignità, come è accaduto in passato anche per ricordi personali. Il nostro Presidente Napolitano dice che l’istruzione in Italia oggi non è ancora sufficiente; deve migliorare e non diventare mai d’elite. Un paese, secondo il pensiero del Presidente, sarà rispettato se rispettabile, se non offende immigrati, minoranze ecc.. Chi rappresenta le Istituzioni dovrebbe essere sempre disposto a dare l’ esempio di impegno, di valori ecc.. Anche gli studenti, e non solo loro, per il Presidente, hanno il diritto di chiedere alle Istituzioni l’esempio. Purtroppo l’involuzione pedagogica assieme alla cattiva politica hanno contribuito in Italia anche ad degrado scolastico e al disinteresse per lo studio. Secondo i dati Istat, il 60% circa degli italiani non legge un libro all’anno; chi legge qualche giornale non sempre sa ricercare le notizie più importanti; così fra le negatività si acquisisce un vocabolario povero ed una comunicazione ripetitiva. Sappiamo che l’ignoranza degrada l’essere umano perché non basta alla persona, oggi specialmente, soddisfare i soli bisogni più naturali e urgenti; essi sono bisogni privati importanti, ma futili rispetto ai bisogni pubblici come l’educazione, l’ arricchimento della mente, la cura della salute, dell’ambiente ecc.. L’eclissi dello studio porta la decadenza di una civiltà perché la vita anziché essere un camino verso se stessi, diventa il frutto del “così si dice, così si fa”; diventa difficile imparare a pensare con la proprie testa. Oggi, poi, sembra operante anche una rapidissima obsolescenza del sapere appreso, sia nel corso scolastico dell’obbligo o secondario che dell’Università. Il privilegio è, purtroppo, ancora ereditato ed è slegato dalle reali inclinazioni dei giovani. L’ingresso nel mondo del lavoro per loro è spesso traumatico e il loro futuro è incerto, pure se il loro è il futuro del Paese. La nostra è anche l’epoca della tecnologia che, spesso, anziché restare solo mezzo, diventa anche fine. Ha sicuramente permesso progressi importanti, ma ha fatto dimenticare all’uomo il significato più profondo della vita per spingerlo verso il solo profitto e l’apparire. Persi gli ideali, la spinta umana perde il senso del dovere etico e anche un governo democratico può andare alla deriva. Il desiderio dei giovani è, purtroppo, ancora plasmato da circostanze economiche e sociali e gli anziani non vogliono proprio mollare il potere per fare spazio a loro. Rimane così il furto del futuro che avvilisce le nuove generazioni. Già Seneca scriveva a Lucilio che gli uomini si allontanano a malincuore dalle miserie delle faccende pubbliche. La vita è molto vissuta solo nel presente e si sta rischiando di svuotarla di senso perché la storia è il risultato di un presente ma anche di un passato e un futuro. Se si tolgono gli occhi al nostro futuro, si toglie il futuro. Se c’è disagio nell’intero contesto scolastico, il prezzo più alto lo pagheranno, probabilmente, gli insegnanti come “capri espiatori”. Il loro problema, oggi, infatti, un pò spaventa; si sentono, a volte, sotto scacco, anche perchè in alcuni genitori c’è il complesso di superiorità sociale: vedono nei professori dei poveri impiegati dello Stato mal pagati e un po’ frustrati. La scuola dovrà sicuramente restare l’anima della società e anche in tempi di crisi, dovrà fare da collante in una società “scollata”. Napolitano ha definito l’insegnante “muro- maestro”, il quale, oltre a dovere amare il sapere, dovrà capire ed amare la scolaresca, lavorare con molta passione e restare sempre in contatto con i genitori dei propri alunni. Certo, che alla scuola, si debbono attirare i laureati più bravi attraverso forte selezione. Un bravo insegnante, con la mente aperta, oltre a vedere i difetti e gli errori degli alunni, dovrà essere capace di scoprire anche le qualità positive da sviluppare. Per valorizzare al massimo le attitudini, l’insegnante dovrà anche conoscere le sicurezze raggiunte dallo studente sul piano affettivo, psicologico e sociale: tutto ciò sarà utile anche per riuscire a superare fenomeni di insuccesso e mortalità scolastica. Il vero docente impiega anche tempo per prepararsi le lezioni e aggiornarsi, perciò ha bisogno di sicurezze e di incentivi economici. Sappiamo che nessun bagaglio culturale si chiude in un cassetto e la cultura ci modella per tutta la vita. Il rigore morale è la vera forza che rende vivibile la nostra società per avere anche pace ecc.. Non sono mancati nel secolo scorso, uomini che hanno affermato e scritto cose del genere. Nel 1955 il filosofo B. Russel assieme allo scienziato Eistein, icona morale, scrissero un Manifesto, parlando di pace, di giustizia e di tolleranza nel mondo. Il primo pagò di persona per i suoi ideali, anche con la prigione e con la perdita della cattedra di filosofia. Oggi occorre riscoprire anche l’arte del vivere, come dicevano i greci. A volte la scuola deve essere anche la frontiera dello spaccio. In un Liceo di Roma, a ricreazione,un ragazzo vende e afferma: “Guadagno più di mio padre”. I ragazzi sembrano oggi poco romantici, più aggressivi e più inclini al sesso occasionale: poche sono le idee sul futuro. Oggi c’è anche il confronto tra culture diverse per guardare alla dimensione europea e mondiale. Lo Stato non può non investire sulla scuola, non deve fare tagli, come sta accadendo oggi. Con i tagli non si aiutano i poveri, i disabili, gli svantaggiati, gli stranieri. Le classi con i tagli saranno anche più numerose e il rapporto studenti- insegnanti sarà meno facilitato. I precari della scuola ora sono aumentati e molti di essi sono giovani sposati e con figli, mutuo da pagare ecc..; i giovani ricercatori bravi vanno all’estero, ora anche in Cina e India. Prima le assunzioni erano fatte con il contagocce, ora hanno subito pure una brusca frenata. Il ministro della Pubblica Istruzione, ultimamente si è divertito a criticare i professori del sud, considerandoli meno capaci degli altri. Non comprende che tali insegnanti, spesso, sono costretti a sostituirsi ai genitori e anche alla polizia. I prefetti del sud dicono che la scuola è l’ultimo presidio contro la criminalità organizzata e gli insegnanti oltre che poliziotti debbono farsi,a volte, anche psicologi. Solo un ministro che vive sulla luna, non comprende ciò; non comprende che gli insegnanti sono gli eroi muti del nostro tempo perché non hanno le scorte, i soldi e il conforto della politica. Il ministro Gelmini andò proprio al sud a fare gli esami di abilitazione e per prendere la maturità, da notizie di stampa, cambiò tre Licei. Siccome le nostre nuove ministre sono anche carine, speriamo che non siano state scelte come ornamenti; ciò non farebbe proprio onore alle donne e nemmeno alla politica. E’ rimasta contenta la Gelmini del numero dei bocciati agli ultimi scrutini dell’anno 2008/09 perché non ha compreso che tanti ragazzi sono molto fragili e bisognosi di ritrovare la stima e l’autoaccettazione. Con le bocciature, a mio avviso, si ottiene il risultato inverso. Il ministro dell’economia Tremonti avrà ringraziato la Gelmini per i miliardi risparmiati nella scuola perché nemmeno lui ha compreso o non vuole comprendere, il danno arrecato ai giovani bocciati. Il ministro Bossi vuole addirittura riportare le classi differenziali con l’idea di imprigionare i disagiati nel loro disagio, come voler affogare i naufraghi. Bossi dileggia la nostra bandiera e sbeffeggia l’Inno di Mameli e se la prende con i professori che non vengono dal nord. L’Italia prima non fu mai razzista, gli insegnanti siciliani e non solo, andarono nelle scuole lombarde e viceversa. La Lega ora vuole anche la territorializzazione dei concorsi pubblici. Anch’io andai in Lombardia ad insegnare senza alcun problema, anzi con ricordi molto belli. La scuola, come già accennato, è anche l’anima della democrazia e può dare scacco, retorica a parte, ad un destino, meglio del gioco del lotto. Educare, oggi, non significa insegnare le buone maniere con una morale confezionata e accettata senza critica e senza discutere. Occorre sempre il dialogo e fu proprio il dialogare la vita e la morte del grande maestro e filosofo Socrate. Egli affermava di non sapere e con l’emblema dell’ umiltà, aiutava il suo interlocutore a partorire la verità. Fra l’altro affermava che svergognare i falsi sapienti sarebbe anche un dovere civico. Molti giovani lasciano la scuola senza aver maturato nessun percorso formativo; altri, pure se laureati con profitto, non trovano lavoro perché i pochi posti liberi si affidano ai meno bravi ma raccomandati; altri ancora vanno avanti per forza di inerzia e sembrano vaccinati contro i peggiori eventi del nostro tempo. Il filosofo vivente E. Severino ha scritto, ultimamente, un’opera dal titolo “Il destino dell’Occidente”; tale destino è il nichilismo. L’altro filosofo, pure vivente, prof. Galimberti, in un suo libro parla ancora di nichilismo e afferma che molti giovani non stano male per le solite crisi esistenziali ma proprio della malattia, il nichilismo, con la quale si sta male e non si è nemmeno consci. La faccia migliore dei nostri giovani e meno giovani di questo paese è il volontariato: senza cinismi, senza individualismi, senza furbizie, si aiutano gli altri. Non ci sono solo giovani volontari ma anche meno giovani. Molti non arrivano al diploma e in Campania e anche a Caltanisetta si ricorre alla “fabbrica” dei diplomi a pagamento, “diplomificio”. Ci sono organizzazioni criminali e a Caltanisetta gli indagati, per ora, sono duecento e sette gli arrestati. In Campania non occorre nemmeno la frequenza della scuola, basta pagare. Il 23% dei giovani sifanno le canne con regolarità, bevono alcool e non solo: con tali dipendenze, compensano, forse, anche le carenze della famiglia. Siamo contenti del fatto che al Palazzo dei Congressi a Roma il 7 dicembre 2009 c’è stata la Fiera del Libro con incontri letterari e la presenza di molti scrittori autorevoli, filosofi ecc.. Relatore è stato Don Luigi Ciotti con la lectio magistralis di civiltà. Si è affermato che la mafia teme molto di più la scuola, la cultura e i libri che la giustizia. In Italia si laureano 19 studenti su 100, la media europea, invece, è al 30%. C’è, purtroppo, una percentuale di laureati che non legge né un libro né un giornale all’anno. Il professore Tullio De Mauro afferma: “Non c’è alcuna sanzione sociale verso l’ analfabetismo con laurea”. Il pedagogista Frabboni parla di “società sprintata”.Se c’è idiosincrasia per la lettura, correggere le asinate, diventa proprio difficile. Prima il mondo adulto, compreso quello degli insegnanti, aveva un’attrazione, ora non più e mancano punti di riferimento. Si era più poveri, meno istruiti ma sicuramente più veri, più umani, più umili e più semplici. Fra insegnanti e alunni occorre oggi tornare all’intensità del rapporto anche per la socializzazione; ai genitori manca, forse, il tempo e anche la voglia di interessarsi dei figli. Nel 1968 il libro “Cuore” venne sbeffeggiato, a 100 anni dalla morte di De Amicis, invece, vediamo che ci sarebbe bisogno di quei maestri, anche perché siamo soppiantati dalla televisione con pubblicità, moda ecc.. Le istituzioni dimenticano che la scuola è l’unica che può dare qualche aiuto. Nella scuola primaria si è voluto riportare, dopo diversi anni, il maestro unico anche se avevamo una delle migliori scuole d’Europa perché il team funzionava benissimo. E’ ridotto anche il tempo pieno e le famiglie sono sulle barricate. Il ministro Gelmini voleva fare la ballerina, ora infiamma la scuola; è riuscita a portare in piazza i precari, i professori, gli studenti e persino i genitori. La scuola è al centro di riforme e controriforme, tutto dal sapore più finanziario che didattico. Sono stati, intanto, stabilizzati i posti di vari portaborse dei ministri, a fronte, come già detto, di migliaia di precari anche vincitori di concorsi. Essendo gli ultimi in Europa, circa il problema istruzione, avremo sicuramente italiani di serie B poveri, di serie A ricchi. Siamo al 150° anniversario dell’unità d’Italia ed è ancora prioritario il progetto di D’Azeglio di dover fare gli italiani. E’ necessario ricostruire la fiducia dei cittadini nei confronti delle Istituzioni pubbliche, compresa la scuola. Si desidera che si rispettino almeno le promesse fatte circa i finanziamenti alla scuola pubblica e all’università; non dare aiuti soltanto alla scuola privata. All’Università gli studenti in regola con gli esami sono appena un terzo; l’ abbandono dopo il primo anno è al 20% e il 22% non dà nemmeno un esame. C’è ora un disegno di legge per la riforma dell’università con la lotta all’inefficienza: si parla pure di fusone di atenei; per gli studenti provenienti da famiglie non facoltose occorrerà di certo un rafforzamento per il diritto alo studio, con borse, alloggi, prestiti d’onore ecc.. Pochi credono di avere un qualche aiuto perché il potere ha perso gli ideali e la spinta umana si rivolge a ben altro. Dopo decenni si vuole affrontare anche il problema dei rettori e del reclutamento degli insegnanti universitari; non sarà la riforma in vigore subito; non ci resta che sperare. Intanto il rettore della Sapienza, professor Frati, denuncia i tagli e afferma che dal 2010 non ci saranno i soldi per pagare gli stipendi dei dipendenti.