Avezzano. Si è tenuta lunedì 17 dicembre a Borgo incile di Avezzano, l’assemblea marsicana di cambiare si può. L’assemblea partecipata e animata dal desiderio di riportare tra le gente una politica sana e genuina ha ribadito l’utilità e l’urgenza di costituire un movimento che faccia proprie le istanze e le sensibilità dei comitati, delle associazioni dei sindacati che in questi anni ed anche in questi giorni stanno animando la vita sociale e civile del nostro territorio. Tutto questo senza pretese egemoniche né tantomeno annessionistiche: ognuno dovrà agire nel più totale rispetto dell’autonomia dell’altro. Se condivisione ci dovrà essere e ci si adopererà perché ci sia, dovrà essere solo sui fatti.
L’assemblea ritiene che l’asse principale d’intervento del nuovo movimento debba essere rappresentato dal binomio lavoro-ambiente due tematiche strettamente connesse tra loro che non possono non camminare insieme. Ambiente e lavoro, ovviamente, parlano anche di adeguate politiche di accoglienza e di inclusione degli immigrati. Inoltre è bene specificare che quando si dice lavoro ci si riferisce a tutte le forme di lavoro: subordinato e autonomo, manuale ed intellettuale, precario e cosiddetto garantito e quindi si entra nella fondamentale tematica della scuola e della cultura, così come è stata posta dal forte movimento degli insegnanti e degli studenti nelle ultime settimane.
E’ chiaro che questi indirizzi politici non possono svilupparsi senza una rottura decisa ed uno scontro con l’attuale quadro politico. Non è possibile nessun compromesso con chi ha sostenuto in parlamento e nel Paese le misure del governo Monti. Nella storia dell’Italia repubblicana mai si è vista tanta determinazione contro i lavoratori e le classi popolari. Condizione necessaria, anche se non sufficiente per raggiungere questi obiettivi, è una forte battaglia per la moralizzazione della vita pubblica: gli altissimi e vergognosi emolumenti del personale politico istituzionale, la diffusione capillare delle prebende pubbliche in tutti i nodi della vita amministrativa hanno determinato la comparsa di una vera e propria casta, come tutte le caste, arrogante e autoreferenziale che fa il paio e si integra con i managers privati che si fanno i mega stipendi con i soldi dell’aiuto pubblico. I grandi compensi per le figure istituzionali sono serviti e servono a corrompere il ceto politico e soprattutto a cooptare il ceto politico antagonista. Bisogna rompere questo meccanismo altrimenti non si va da nessuna parte. Non c’è altra strada che una grande battaglia nel Pese e nelle sedi istituzionali per l’eliminazione di tutti i privilegi e per la drastica decimazione degli stipendi delle figure elettive e per quelle di nomina elettiva. Lo stipendio deve essere parametrato su quello operaio o impiegatizio di buon livello. Così gli avventurieri e i disonesti sia allontaneranno dalla sedi istituzionali e finalmente i lavoratori, i giovani, e la gente di buona volontà di grande passione e preparazione riempirà di aria pulita e di competenze i Palazzi della Repubblica.
C’è bisogno della rivoluzione e la rivoluzione non la si fa stando accomodati.