Avezzano. Avevano accumulato un patrimonio composto da sei appartamenti, tre ville, nove appezzamenti di terreno, trenta macchine e moto, 99 conti correnti, libretti postali e polizze assicurative. Tutto tramite reati di usura, estorsione, spaccio di stupefacenti e ricettazione. E’ questa l’ipotesi di reato che ha portato le fiamme gialle di Avezzano e la Procura marsicana a chiedere e ottenere la misura cautelare dell’obbligo di dimora per cinque anni nel comune di residenza nei confronti di dieci avezzanesi appartenenti alla comunità rom. Ordinanza emessa dal giudice del tribunale dell’Aquila Giuseppe Romano Gargarella, che ha portato alla luce una evidente sproporzione tra il loro tenore di vita e redditi quasi nulli.
Il provvedimento è stato emesso su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica, Maurizio Maria Cerrato, ed eseguito dai finanzieri della compagnia di Avezzano e del servizio investigativo criminalità organizzata di Roma nei confronti di dieci persone appartenenti a due famiglie rom, i Morelli e i De Silva: Ferdinando De Silva (44 anni), Giuliano De Silva (33), Pasqualina De Silva (47), Patrizia De Silva (47), Roberto De Silva (41), Giovina Morelli (66), Bruno Morelli (40), Raoul Morelli (39), Luana Spinelli (38) e Vincenzo Morelli (46).
Tutto è partito dall’operazione “Delizia” della Finanza di Avezzano, che negli ultimi anni ha portato all’arresto per reati di usura ed estorsione di numerose persone. Gli investigatori delle fiamme gialle hanno evidenziato che dopo denunce, arresti e provvedimenti per gravi reati di usura, estorsione e spaccio di stupefacenti avvenuti nella Marsica, i due clan avevano continuato a tenere un tenore di vita molto alto rispetto alle loro reali possibilità dichiarate di fronte al fisco.