Avezzano. Chiamare “sbirro” un carabinieri non è reato. Lo ha stabilito il giudice del tribunale minorile dell’Aquila che ha scagionato un ragazzo marsicano di 17 anni dall’accusa di oltraggio a pubblico ufficiale. Il ragazzino di 17 anni aveva chiamato così niente meno che un comandante dell’Arma che aveva subito fatto scattare la denuncia. L’episodio risale a un anno fa quando il carabinieri era intervenuto per sedare una lite nella quale il ragazzo marsicano era rimasto coinvolto. Proprio in quel momento il militare gli avrebbe chiesto se sapeva chi lui fosse. Il minore avrebbe quindi risposto “sei uno sbirro”. Il comandante ha così denunciato il giovane per averlo chiamato sbirro. Una parola che etimologicamente deriva dal latino «birrus» e fa riferimento alla casacca rossa indossata dai guardiani delle porte cittadine e dalle guardie in ronda durante l’epoca medioevale. Però nel linguaggio comune oggi viene usata con tono di offesa, di sfida e di minaccia. Così il ragazzo, difeso dall’avvocato Pasquale Motta, è finito sotto processo e il giudice ha emesso una sentenza di non luogo a procedere per irrilevanza del fatto. Il giovane, oltretutto, avrebbe chiamato il carabinieri con l’appellativo di sbirro senza la presenza di altre persone.