Avezzano. Nel silenzio raccolto della Cattedrale dei Marsi, parole e musica si sono intrecciate dando vita a “Rammendi di una notte di vento”, la performance che ieri sera ha visto protagonisti Emanuela Mastroddi, docente di latino e greco del Liceo Classico “A. Torlonia”, e il maestro Pierpaolo Battista, cantautore e chitarrista, nonché suo ex alunno. Un appuntamento culturale intenso, capace di trasformare lo spazio sacro in luogo di ascolto profondo e memoria condivisa. Tra i presenti, don Adriano Principe, parroco della Cattedrale, don Bruno Innocenzi, don Michele Saltarelli, Flavia De Santis, direttrice dell’Aia dei Musei, lo scultore Gabriele Altobelli, e monsignor Giovanni Massaro, vescovo dei Marsi, che ha rivolto i saluti finali.
L’idea dello spettacolo nasce da un ricordo che per la Mastroddi ha il sapore di una rivelazione: esattamente quarant’anni fa, nella stessa Cattedrale dei Marsi, assistette da studentessa alla rappresentazione di “Assassinio nella Cattedrale” di T.S. Eliot, portata in scena grazie all’iniziativa del professor Claudio Marianetti, storico docente di inglese del “Torlonia”, rimanendone incantata. Quel primo incontro con Eliot, con il suo senso del Sacro e con la potenza del martirio di Thomas Becket, è diventato oggi la matrice di un nuovo gesto artistico.
Il dramma eliotiano, rappresentato nel 1935, racconta l’uccisione dell’arcivescovo Thomas Becket nella Cattedrale di Canterbury nel 1170, durante il regno di Enrico II d’Inghilterra. Eliot si ispirò agli scritti del monaco Edward Grim, testimone oculare dell’assassinio. Nel testo, il coro dei sacerdoti attende con trepidazione gli eventi che sovrastano Becket, l’uomo che osa opporsi al potere temporale. Il suo martirio, venerato da cattolici e anglicani, può apparire a chi “ragiona secondo i risultati” come un sacrificio inutile.
Eppure Becket, come Daniele nella fossa dei leoni, trova nella fede la forza di accogliere il proprio destino e chiede che le porte vengano aperte ai suoi carnefici, perché solo così può compiersi la sua missione di pastore. In questa prospettiva, “il Sacro”, come si legge nel foglio di sala disegnato da Cecilia Murgano, emerge “come commistione di venerando ed esecrabile composti in un equilibrio superiore”, cifra profonda dell’opera eliotiana e chiave di lettura della serata.
La lettura della Mastroddi, intensa e controllata, ha restituito con chiarezza questi nuclei tematici, mentre la chitarra e i testi di Battista hanno intrecciato una trama sonora originale, composta appositamente per l’evento, capace di accompagnare e amplificare il senso delle parole. Non un semplice sottofondo, ma un dialogo tra due sensibilità che si riconoscono e si completano.
La performance si è svolta nel “silenzio orante” della Cattedrale, come lo ha definito monsignor Massaro, un clima di ascolto raccolto che ha permesso al pubblico di immergersi pienamente nella densità dei testi e nella delicatezza della musica. Il vescovo, inoltre, ha rimarcato la presenza allo spettacolo di numerosi giovani, esprimendo apprezzamento per l’attenzione delle nuove generazioni verso la figura di san Tommaso Becket e verso le domande profonde che la sua vicenda continua a porre.








