CANISTRO – C’è un angolo di Canistro Inferiore che unitamente ad altri, riesce a fermare lo sguardo e a far vibrare la memoria. Una facciata semplice, di grigio intonaco, è diventata custode silenziosa di attrezzi in ferro battuto, di utensili da cucina dal sapore d’epoca, di quegli oggetti che un tempo si tenevano appesi ai muri delle case come parte della quotidianità, non come decorazione. Oggi, invece, raccontano una storia.
Sono ferri da lavoro, mestoli, antiche grattugie, stampi per dolci, ceppi e padelle che riportano alla luce immagini di un mondo in cui la cucina era fuoco vivo, gesti ripetuti con pazienza e precisione, mani femminili che non conoscevano orologi ma solo il ritmo della luce e delle stagioni. In quelle case si preparava pane per tutta la settimana, si cuocevano minestre povere e saporite, si attendeva che le domeniche avessero aroma di festa. Le donne, le massaie, erano il fulcro della famiglia: custodi di un sapere fatto di praticità e amore, tramandato senza ricette scritte, ma con la trasmissione naturale dei gesti.
Passeggiando nel borgo della Valle Roveto, questo allestimento sorprende e regala un’emozione sincera. Non è semplice nostalgia: è un messaggio. È il desiderio di ricordare che ciò che siamo oggi lo dobbiamo al lavoro di chi è venuto prima. È la scelta di valorizzare tradizioni che rischiano di scomparire, trasformandole in un dono visibile, in un racconto condiviso.
Questa iniziativa, semplice ma carica di significato, rende il borgo più accogliente e vivo. Invita chi passa a soffermarsi, a immaginare le voci, i profumi, i battiti di quel tempo. E ricorda che la bellezza non nasce solo dal nuovo, ma dal rispetto per ciò che ha formato l’identità di un popolo.
Forse è proprio questo che rende speciali luoghi come Canistro Inferiore: la consapevolezza che la tradizione non è polvere da scrollare via, ma radice che tiene saldi, memoria che racconta e appartenenza che unisce. Perché ci sono valori—come il lavoro, la famiglia, la cura, la comunità—che non passano mai di moda. E bastano pochi oggetti appesi a un muro, per ricordarci quanto sia bello ritrovarli.








