Avezzano. Un ambiente raccolto, due spazi distinti, fuori dal tempo e dal mondo: un tavolo e un nido fatto di lenzuola e passione. Due luoghi separati, dove cibo e sesso saziano i protagonisti, incorniciati da tele che vivono oltre la loro percezione. Solo lui può arrivarci: Manuela non ne ha visione, non ha accesso “all’arte”.
Un amore viscerale, costruito sulla passione e su un’intesa sessuale perfetta. Lui, vittima dei traumi di un’infanzia segnata da poco affetto, si innamora di Manuela fino all’ossessione: la conserva, la cura, la protegge dal mondo, forse troppo. Lei, innamorata, resta prigioniera delle sue visioni artistiche. Subisce gelosia, possessione, dipendenza affettiva. E, come una crocerossina, si illude di poterlo curare.
Antonio Pellegrini, attore, autore e regista, porta in scena questo spaccato tragico della nostra realtà. Insieme alla partner artistica Gabriella Iovino racconta la storia di un amore malato, di una coppia che ama fino alla morte. Dai momenti di passione consenziente si scivola verso la dominazione, fino all’abuso. L’ossessione, il delirio, tutto ciò a cui l’essere umano può cedere.
“Abbiamo voluto raccontare la verità, perché il teatro non è solo lieto fine o metafora: è lo specchio della realtà, e come tale richiede coraggio e la capacità di interpretare ciò che spesso accade davvero, lontano dagli occhi, dentro le mura domestiche” spiega l’autore.
Non è un semplice spettacolo, ma un “pugno allo stomaco”, come lo ha definito chi ha assistito all’anteprima del 24 novembre, in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne.
L’auspicio è portare ancora l’esperienza di Manuela e Remo in molti teatri: perché il teatro è benessere, leggerezza, allegria, ma è anche dramma e tragedia. E deve far riflettere su un tema, quello dell’amore malato, oggi fin troppo presente nella nostra quotidianità.







