Ci sono persone che conoscono un territorio non per averlo studiato nei libri, ma perché lo hanno attraversato per anni, a passo lento, respirandone le stagioni e le forme. Walter Tacconella è uno di questi. Da quarant’anni pedala sui sentieri della Marsica, soprattutto fuori strada, tra boschi, piani erbosi e piccoli borghi che sembrano resistere al tempo (lo potete rintracciare su Facebook qui, oppure su Instagram qui ).
«Ho cominciato da ragazzino» racconta. «E non ho più smesso. Negli anni ho percorso praticamente ovunque: conosco i sentieri, le colline, gli altipiani. La Marsica è una terra ricca, ma poco conosciuta. Quando si nomina l’Abruzzo si pensa alla Maiella, al Gran Sasso, alla costa. La Marsica, invece, resta ai margini. Io vorrei farla conoscere».
Due anni fa, pensando alla pensione, Walter ha fatto una scelta semplice e radicale: trasformare la sua passione in attività. Nasce così Marsica Bike Tour, in collaborazione con la cooperativa La Giostra di Collelongo. Oggi mettono a disposizione dieci-dodici e-bike e organizzano escursioni di diversa intensità: per famiglie, curiosi, sportivi e anche per chi la bici la usa poco, ma vuole scoprire un territorio muovendosi lentamente. L’idea alla base è chiara: non è un’escursione, è un racconto.
Si parte da un punto convenuto – spesso Avezzano – e si pedala verso una meta significativa. Una volta arrivati, entra in scena una guida professionale che aiuta a leggere il luogo: Alba Fucens, Santa Maria in Valle Porclaneta, Rosciolo, Pescina, Aielli con i suoi murales, la Valle di Amplero, i Cunicoli di Claudio, l’Aia dei Musei. Ogni uscita mette insieme movimento e conoscenza, territorio e narrazione.
«Non accompagno solo sulla bici» precisa Walter. «Mi interessa far vedere cosa c’è qui. Ogni luogo ha una storia, e le storie vanno raccontate bene. Ci tengo a far lavorare chi è preparato: guide turistiche, archeologi, operatori culturali. È un modo per valorizzare la comunità».
Il pubblico, lentamente, ha cominciato ad arrivare. Non solo dalla Marsica, anzi. «Preferisco persone di fuori» dice. «Chi vive qui spesso dà per scontato quello che ha sotto casa. I visitatori invece ascoltano, domandano, si sorprendono. Ed è la cosa più bella».
La bicicletta, alla fine, è solo un mezzo. Il fine è ritrovare senso ai luoghi.
E forse, in tempi velocissimi, non è cosa da poco.









