C’è un’idea radicata, quasi automatica: per trovare competenza, metodo e innovazione nel marketing digitale bisogna guardare a Milano, a Roma, alle grandi città. Le realtà di provincia — si pensa — possono essere appassionate, volenterose, ma difficilmente “all’altezza” dei grandi gruppi. Eppure, a volte è proprio la provincia a spiazzare. The Digital World, agenzia nata ad Avezzano nel 2017 e oggi presente anche a Milano, ha avviato una nuova collaborazione con Generali, uno dei maggiori player assicurativi internazionali. Non un incarico marginale: la gestione completa della generazione e del nutrimento dei contatti per diverse aree territoriali in Italia, fino alla consegna qualificata ai consulenti sul campo.
La storia inizia in modo semplice: un broker assicurativo che lavorava con The Digital World ottiene risultati sopra la media nella sua attività di acquisizione clienti. I numeri parlano chiaro. Il lavoro si nota.
Quel broker ha un contatto all’interno del management di Generali. Lo segnala. La curiosità si accende. Non arriva una telefonata “di favore”: arriva una richiesta ufficiale, concreta, esigente.
Generali chiede all’agenzia un’analisi strategica dettagliata, basata sui dati reali delle campagne già attive: costo per lead, costo di acquisizione, andamento del traffico.
In altre parole: “Siete in grado di far meglio di ciò che già facciamo?”

The Digital World presenta il proprio metodo: analisi dei dati prima della creatività, controllo delle microvariabili dell’algoritmo, contenuti costruiti sull’intenzione d’acquisto, customer journey completo fino alla relazione tra cliente e agente.
A quel punto, Generali assegna un’area test su Milano. La campagna funziona. I dati migliorano. La collaborazione si estende: tre regioni.
«Nelle nostre aree spesso si dà per scontato che il valore sia altrove,» commenta Michele Fazi, founder di The Digital World. «Si pensa che sia necessario “andare fuori” per trovare strategia, metodo e risultati. Ma la competenza non ha coordinate geografiche: ha disciplina, studio, capacità di ascoltare i dati e trasformarli in scelte. Questa collaborazione dimostra che l’Abruzzo non è periferia del valore: è uno dei luoghi dove il valore nasce.»
Il punto non è “fare la provincia orgogliosa”. Il punto è smentire un’abitudine culturale: quella di guardare lontano prima di guardare vicino. Le imprese abruzzesi — come quelle di tante altre regioni — hanno talenti, visione, capacità di costruire valore nel tempo. Quando vengono messe alla prova, spesso reggono il confronto. E a volte lo superano.








