Pescina.”Credo, e crediamo come amministrazione, che sia doveroso fare chiarezza e mettere in evidenza quanto realizzato dal Comune di Pescina a tutela e salvaguardia del fiume Giovenco, in relazione al progetto dell’impianto irriguo del Fucino”, afferma il sindaco di Pescina Mirko Zauri. “Il consigliere ha sempre parlato di un ricorso al TAR, mentre oggi l’udienza si tiene invece davanti al Tribunale Superiore delle Acque”, prosegue.
“Nel ricorso presentato dalle associazioni, il Comune di Pescina viene citato come se fosse soggetto attuatore o unico ente interessato, mentre altri Comuni coinvolti nel progetto dell’impianto irriguo non vengono riportati neanche con il logo. Gli stessi che oggi lamentano un presunto mancato coinvolgimento, come Avezzano e Luco, sono i primi a non citare tutti i territori interessati”, evidenzia Zauri.
“Il ricorso ad adiuvandum da parte del Comune di Pescina è divenuto impossibile proprio perché le associazioni ci hanno citato come se fossimo promotori dell’intervento. È stato quindi fisiologico costituirci e depositare una memoria che ribadisce la necessità di dati ulteriori e ufficiali, non di parte, a garanzia del fiume Giovenco”, sottolinea. “Le tutele le chiede il Comune di Pescina – come già espresso in conferenza di servizi – e non associazioni o comitati mai formalmente costituiti”, aggiunge.
“È necessario inoltre chiarire le inesattezze diffuse oggi tramite social e stampa su impulso del consigliere di minoranza Alfonso Scamolla”, continua il sindaco. “Il consigliere fa riferimento a un ricorso che non è stato da lui presentato, poiché risulta sottoscritto da altre associazioni e non dal comitato in nome del quale dichiara di intervenire”, precisa.
“È opportuno ribadire che il consigliere Scamolla ha modificato più volte le posizioni condivise nei tavoli di confronto, sia con maggioranza e minoranza – presenti anche i legali del Comune – sia durante gli incontri pubblici con associazioni e cittadini”, chiarisce Zauri. “Invito il consigliere a leggere per intero la memoria depositata dal legale dell’ente e a comprenderne i contenuti”, rimarca.
“Sostenere che una memoria difensiva di 11 pagine sia insufficiente rispetto al ricorso principale è fuorviante. Una memoria ad adiuvandum integra e rafforza le difese, proponendo soluzioni utili al miglior esito possibile”, spiega il primo cittadino. “Nella memoria del Comune sono valorizzati diversi motivi del ricorso, indicando le soluzioni utili alla loro accoglienza. È sufficiente leggere attentamente le conclusioni per comprendere che il Comune ha sempre agito per la tutela del fiume Giovenco, chiedendo ciò che è più sensato”, puntualizza.
“Non è la lunghezza di un ricorso a certificarne la validità: spetterà al Tribunale stabilire. Noi continuiamo a tutelare il patrimonio idrico della nostra comunità su tutti i tavoli istituzionali, chiedendo verifiche, approfondimenti e studi ulteriori ogni qualvolta necessario per garantire la vitalità del fiume, della fauna e della flora”, conclude Zauri. “Questa è la realtà dei fatti”.







