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Il Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli, dirige l’orchestra del Molise feat Abigeila Voshtina 

Redazione Abruzzo di Redazione Abruzzo
4 Settembre 2025
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Pescasseroli. Il Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli, dirige l’orchestra del Molise feat Abigeila Voshtina.

Domenica 7 settembre, appuntamento al Teatro Savoia di Campobasso alle ore 18,30, per la stagione sinfonica dell’Orchestra del Molise, diretta dal M° Jacopo Sipari di Pescasseroli, che avrà quale ospite la violinista albanese Abigeila Voshtina

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Reduci dal grande evento musicale tra le rovine del Castello di Kanine in Valona, il Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli e la violinista Abigeila Voshtina, saranno ospiti dell’ Orchestra Sinfonica del Molise. L’appuntamento è per domenica 7 settembre, alle ore 18,30, al teatro Savoia di Campobasso.

“Riprende con Omaggio a Mendelssohn la stagione autunnale della O.S.M. – Orchestra Sinfonica del Molise. La OSM – ha annunciato Pino Emanuele, Presidente e Direttore Artistico dell’Istituzione – è al secondo triennio di attività e fra due anni raggiungerà un importante traguardo: diventare la prima Orchestra Sinfonica stabile della Regione. Un traguardo che offrirà a tutto il territorio ed alla comunità, ricadute culturali e lavorative di spessore.

 

 

Lavoriamo per diffondere la cultura e per farla diventare strumento di promozione del territorio e dei suoi talenti. La direzione del concerto del prossimo concerto è affidata al Maestro Sipari di Pescasseroli, uno dei più interessanti giovani direttori del gotha internazionale, e questo è per noi un grande onore. La presenza quale solista della violinista albanese Abigeila Voshtina, aggiunge, inoltre, un altro tassello alla nostra volontà di collaborare con un territorio, quale l’Albania, che tanti legami ha col Molise. Infatti, una rappresentanza della comunità Arbreshe sarà presente domenica in teatro. Lavoreremo – ha concluso Pino Emanuele – per realizzare altri progetti di produzione in collaborazione col Maestro Sipari di Pescasseroli per continuare a portare in palcoscenico la grande musica sinfonica”.

 

 

“Dopo esattamente 180 anni dalla prima esecuzione – ha dichiarato la violinista Abigeila Voshtina – sul palcoscenico della  Gewandhause di Leipzig, dove ad eseguire il concerto era l’amico dello stesso compositore, Ferdinand David e sul podio proprio Mendelssohn, oggi,i ancora viviamo dell’ ondata del successo immediato che questo concerto suscitò nel pubblico e nella critica.

 

 

L’opera ha avuto un’influenza duratura sul repertorio per violino. La combinazione di lirismo e virtuosismo ha fatto sì che molti violinisti, da Pablo de Sarasate a Jascha Heifetz, la includessero nei loro programmi e, ad oggi, continua a essere uno dei concerti più eseguiti e ammirati. Personalmente ho avuto il piacere di conoscerlo già in giovane età, a solo 13 anni, cercando di realizzare tecnicamente i colpi d’arco, per niente facili e non cogliendo la pienezza del suo secondo tempo.

 

 

Ritorno dopo l’esecuzione di quasi due anni fa proprio in Lipsia,per regalare una delle pagine più belle al pubblico di una regione dove le radici albanesi si sono impiantate da secoli”. “Sono onorato di debuttare sul podio dell’Orchestra del Molise – ha rivelato il Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli – un “battesimo” condiviso con un’orchestra composta da tanti giovani con tanto entusiasmo, per di più, con un programma accattivante che ho già eseguito proprio nel tempio mendelssohoniano, che è la Gewandhause di Leipzig, dividendo qui, come in Germania, ove tornerò, il palcoscenico con la Voshtina, che è per me una gioia grandissima”.

 

Un concerto fuori dal tempo,  l’ op.64 in mi minore di Felix Mendelssohn Bartholdy, quello che andrà ad eseguire la violinista Abigeila Voshtina, una ricerca, quella del compositore, che  non deve essere interpretata come la volontà di uniformare in modo acritico e senza spunti originali la propria opera ai modelli classici, ma come una forma di attualizzazione di quei modelli che vengono rielaborati in modo del tutto personale. Proprio in questo lavoro, infatti, Mendelssohn, trasgredisce ad alcune norme formali tipiche del concerto solistico, eliminando, per esempio, l’iniziale esposizione orchestrale ed assegnando, così, un ruolo prevalente al solista che espone immediatamente il celebre e lirico primo tema su un tappeto armonico affidato agli archi, ai clarinetti e ai fagotti.

 

 

L’orchestra interviene soltanto dopo una breve parentesi virtuosistica del solista per affermare in modo perentorio e autorevole il primo tema e, al tempo stesso, introdurre la transizione modulante che, nella parte conclusiva, contiene una nuova idea melodica cantabile e distesa, riutilizzata, in seguito, nella parte iniziale dello sviluppo.

 

 

Il secondo tema, esposto, secondo i canoni, nella tonalità di sol maggiore, s’inserisce perfettamente nel clima disteso e sereno, anticipato magistralmente nella parte conclusiva dello sviluppo, Lo sviluppo si conclude in modo insolito con una cadenza che si evidenzia per la presenza, al suo interno, di una citazione della Ciaccona di Bach e per la sua introduzione alla fine dello sviluppo che costituisce una piccola trasgressione alle regole classiche del concerto solistico, nel quale generalmente trova spazio alla fine della ripresa prima della coda. Anche nella ripresa successiva è operata da Mendelssohn un’altra trasgressione rappresentata dalla scelta di riesporre il secondo tema nella tonalità maggiore, anziché in quella minore.

 

 

La coda costituisce un momento estremamente virtuosistico per la forte accelerazione impressa alla parte del solista e culminante nei tre accordi conclusivi. Il secondo movimento, Andante, è legato al precedente da un lungo Si tenuto dai fagotti, che introduce il tema di ninna-nanna, esposto dal solista. Il clima di serenità, che aveva dominato nel primo movimento, sembra confermato nella parte iniziale del secondo, la cui sezione centrale si colora, tuttavia, di forti tinte drammatiche. Le continue modulazioni accentuano il clima di tensione e allontanano la composizione dal solare do maggiore iniziale che ritorna, tuttavia nella ripresa, dove il solista riespone il tema iniziale sui delicati tremoli dei violini, ormai privati della drammaticità che li aveva caratterizzati nella parte centrale.

 

 

Anche il terzo movimento (Allegro molto vivace) è legato al secondo senza soluzione di continuità con un breve episodio (Allegretto non troppo) in cui viene presentato in una forma rielaborata il primo tema del primo movimento. Dopo una gioiosa fanfara di fagotti, corni e trombe il rondò si apre con un brillante tema iniziale affidato al solista a cui si contrappone la seconda idea tematica, marziale e strutturata in modo da assumere la forma di un dialogo tra orchestra e solista. Lo sviluppo è dominato dal primo tema che viene variato inizialmente dal solista e sfocia in una nuova idea tematica per essere rielaborato dall’orchestra. Nella ripresa la scena è integralmente occupata dal secondo tema che, essendo del tutto assente nello sviluppo, svolge la funzione di ristabilire l’equilibrio apparentemente minato dalle trasgressioni alla forma classica del concerto; un esempio di tali trasgressioni è rappresentato dalla scelta di fare seguire i movimenti in modo da escludere ogni soluzione di continuità. Il carattere maggiormente qualificante è rappresentato, pertanto, proprio dall’evidente tentativo di introdurre elementi originali in un’opera perfetta dal punto di vista formale.

 

 

La seconda parte della serata saluterà l’esecuzione della Sinfonia n. 4 in La Maggiore op.90 di Felix Mendelssohn-Bartholdy, “Italiana”, opera definita dallo stesso autore come “il lavoro più gaio che io abbia mai composto”. “Finalmente in Italia! Ho pensato ad essa come alla gioia più alta della mia vita, dal momento in cui sono stato in grado di pensare; ora essa è incominciata e ne godo vivendo. La giornata di oggi fu ricca di avvenimenti e siccome soltanto questa sera riesco a raccogliermi un po’, vi scrivo per ringraziarvi, cari genitori, di tutta la felicità che mi avete procurato” (F. Mendelssohn-Bartholdy, Lettere dall’Italia).

 

 

 

La gioia, che si può leggere in questa lettera indirizzata da Mendelssohn ai propri familiari il 10 ottobre 1830 da Venezia dove era appena giunto, sembra informare il tema iniziale dell’Allegro vivace della Sinfonia, il cui primo abbozzo, risale al periodo trascorso nella nostra penisola per il suo Grand Tour.

 

 

Frutto delle impressioni avute da Mendelssohn nel corso del viaggio in Italia del 1831, la sinfonia è un “guizzo scintillante di luce mediterranea”, quanto mai desiderato e appropriato a descrivere in musica l’Italia più bella, di ieri e di oggi. Il piglio brillante e l’animata eccitazione del primo tempo non intaccano la raffinata costruzione di una forma-sonata specialmente ricca di proposte e di sfumature, e lavorata con profonda attenzione anche dal punto di vista contrappuntistico.

 

 

 

Il secondo tempo è costruito su un canto di processione, passaggio quasi obbligato nelle escursioni musicali italiane dei romantici, col suo carattere vagamente popolaresco, con certi suoi andamenti di danza, col suo sapore, talvolta, modale. Scorrevole e melodico risulta anche il terzo tempo “Con moto moderato”, che acquista vaghezza dall’indecisione intrinseca del modulo metrico utilizzato, ben definito e tuttavia oscillante fra il minuetto, lo scherzo e persine il valzer.

 

 

L’ultimo movimento, Presto, è costituito da un Saltarello napoletano, con il quale Mendelssohn ha voluto rendere omaggio a quella parte brillante, impetuosa e solare del carattere latino che solitamente è attribuita, in modo stereotipato, ad alcune popolazioni meridionali. Un prorompente gesto teatrale, che prepara il travolgente ritmo della danza, introduce, su un semplicissimo pedale di tonica, il famosissimo tema, esposto inizialmente dai due flauti, che, come una coppia di ballerini, si esibiscono in virtuosismi coreografici e contagiano prima una nuova coppia, i due clarinetti e, infine, l’intera piazza, tutta l’orchestra, che non può fare a meno, in un crescendo di eccitazione, di unirsi ai solisti.

 

 

 

Un sinuoso e brillante disegno degli archi caratterizza il primo episodio confermando, inizialmente, almeno in apparenza il clima festoso del brano, interrotto, tuttavia, da una nuova idea misteriosa ed interrogativa che sembra far di tutto per evitare la tonica, l’accordo solare della quiete e della gioia. Nell’animo del compositore, pur nel clima festoso, sembra insinuarsi un sentimento di nostalgia del quale non sa liberarsi nemmeno quando la coppia iniziale, i due flauti, ritorna freneticamente a danzare, interrotta da una nuova e travolgente idea tematica affidata agli archi che diventa protagonista del secondo episodio. Il carattere travolgente di questo episodio conduce alla ripresa del tema principale nella tonalità maggiore, ma la successiva coda, con il progressivo ritorno alla tonalità  minore iniziale, conferma una malcelata nostalgia.

 

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