Collelongo. Un editoriale pubblicato su HuffPost e firmato da Bobo Craxi ha riacceso i riflettori sulla vicenda di Ottaviano Del Turco, ricordando non solo la parabola di un protagonista della politica e del sindacato, ma anche le ingiustizie e i silenzi che hanno segnato i suoi ultimi anni.
Colpito da una lunga e crudele malattia, Del Turco ha vissuto una condizione che Craxi definisce “pura sopravvivenza biologica”. Una condizione che in Italia riguarda oltre un milione di persone, spesso affidate esclusivamente alla cura dei familiari. Ma, oltre alla sofferenza personale, sulla sua figura si è abbattuto un calvario giudiziario che lo ha reso simbolo di un sistema che non sempre garantisce equità e proporzione.
Craxi non risparmia critiche all’atteggiamento delle istituzioni: nessun funerale di Stato, nessuna corona, nessun omaggio parlamentare a chi era stato ministro delle Finanze, segretario confederale della CGIL, eurodeputato e presidente della Regione Abruzzo. “Un atteggiamento silente ai confini della codardia”, scrive, denunciando una regola di riconoscimento istituzionale vistosamente violata.
Il ricordo però non si ferma al dolore. Del Turco viene descritto come un uomo che amava la compagnia, l’arte e la cultura. A Collelongo, suo paese natale, si impegnò più per aprire un museo che una sede di partito, lasciando un segno tangibile di quanto considerasse la bellezza parte essenziale della vita pubblica. Conservava con orgoglio una lettera di Filippo Turati, simbolo del suo radicamento nella tradizione socialista.
Il caso Del Turco si intreccia così con una riflessione più ampia: quella sulla giustizia italiana, sulle lungaggini processuali e sulla distanza tra garantismo teorico e pratica quotidiana. La sua vicenda ricorda come, troppo spesso, l’imputato in Italia sia condannato dall’opinione pubblica prima ancora che da un tribunale, e come i tempi e i modi della giustizia possano segnare in modo irreparabile non solo una carriera, ma anche la dignità personale.
Ottaviano Del Turco è stato un protagonista della Repubblica: nato a Collelongo nel 1944, cresciuto nella CGIL, poi ministro, parlamentare, presidente di Regione. Una figura complessa, capace di attraversare stagioni politiche decisive. Il silenzio con cui le istituzioni hanno accompagnato la sua scomparsa rischia oggi di aggiungere un’ulteriore ingiustizia, quella dell’oblio.
Come conclude Craxi nel suo editoriale, resta il dovere di parlare ancora di lui, perché nella sua vicenda non c’è solo la storia di un uomo, ma il riflesso di un Paese che deve fare i conti con le proprie contraddizioni.
https://www.huffingtonpost.it/blog/2024/08/27/news/ciao_ottaviano_non_smetteremo_di_parlare_di_te_e_delle_ingiustizie_che_hai_subito-16757668/?s=08