L’Aquila. Successo annunciato per il doppio concerto a L’Aquila, nell’anfiteatro ai piedi della scalinata della Chiesa di San Bernardino e nella piazza di Lanciano, ospite dell’associazione Fedele Fenaroli, per l’ orchestra diretta da Jacopo Sipari di Pescasseroli con ospite il pianista Giuseppe Albanese, protagonisti di un programma monografico dedicato a Cajkovski
Due serate di grande musica ha regalato l’Istituzione Sinfonica Abruzzese per festeggiare il suo mezzo secolo di vita: la prima alla città in cui è stata fondata, dall’indimenticato Avvocato Nino Carloni, la cui immagine ha dominato il palcoscenico aquilano, nell’incantevole e severa cornice della scalinata di San Bernardino, il santo che nelle sue prediche, per non dire invettive, intimava agli amministratori di investire in cultura e nei giovani, uno spazio offerto da I cantieri dell’Immaginario e dal suo direttore artistico Leonardo De Amicis, la seconda a Lanciano, nella piazza d’armi delle Torri Montanare, nell’ambito del cartellone dell’Estate Musicale Frentana, ospite della Associazione Amici della Musica “Fedele Fenaroli”. Indovinato il binomio al quale sono state affidate le due performance, con programma interamente dedicato a Petr Il’ic Cajkovskij, ovvero il pianista Giuseppe Albanese il quale ha regalato il Concerto per pianoforte e orchestra n°1 op.23 in Si bemolle minore e al direttore aquilano Jacopo Sipari di Pescasseroli, il quale si è cimentato con la Sinfonia n.5 in mi minore op. 64.
Il neo-eletto Presidente dell’ISA, Alberto Mazzocco, unitamente al direttore artistico, il violinista Ettore Pellegrino, ha rinverdito in apertura del concerto aquilano, i fasti dell’Istituzione della quale oggi è determinata guida, nel segno della partecipazione di tutte le associazioni aquilane, nonché della città stessa, a tutte le future iniziative in programma. Emozione palpabile quando dal palcoscenico pieno d’ombre, latore di diversi simboli, non ultima la rinascita dal terremoto del 2009, evento che ha sugellato anche la scelta di vita del M° Jacopo Sipari, il quale visse quella notte di tregenda, su di un conteggio da parte dell’intera platea che ha idealmente attraversato, così, l’intero cinquantennio, scandendo il “tempo” per l’accensione delle luci poste sui leggii. Quindi, parola alla musica con Giuseppe Albanese e Jacopo Sipari a “rileggere”, da par loro, una partitura popolarissima, un mondo musicale così generosamente estroverso, descritto con un’accuratezza che non sembra lasciare margini all’interpretazione, ma che, allo stesso tempo, pone problemi nuovi per quell’epoca, richiede doti di coraggio e atletismo, ed in particolare, una stretta collaborazione tra solista e direttore. I tre grandi passi di ottave martellate sottolineano questa necessità: arrivano al culmine di tre perorazioni dell’orchestra e lasciano completamente scoperto il pianista, il quale deve subentrare alla massa e reggere la tensione dinamica che la formazione ha progressivamente accumulato. Giuseppe Albanese, ha, purtroppo visto rovinato il primo movimento di questo concerto, proprio nella serata aquilana da un service inadatto e ignorante, che lo ha costretto a volteggiare su di una lama di rasoio, per la difficoltà della sua parte e per l’appiattimento totale dell’audio, che lo ha totalmente coperto, annullando, così, anche le intenzioni del direttore che, giustamente ha preteso un’orchestra che ha da articolarsi in modo sfaccettato. Tutto perfetto, invece nell’appuntamento di Lanciano, aperto con un’introduzione al concerto da parte dello stesso Maestro Sipari insieme ad Ettore Pellegrino, in cui finalmente, insieme al pianista si è potuto apprezzare l’enorme sforzo di tutti per percorrere strade che si sono incrociate in ogni momento, dal mai eccessivo turgore magniloquente, unito alla brillantezza di un virtuosismo esibito, alla ricerca di un’intimità espressiva, considerando sempre l’integrazione sistematica della parte solistica nel tessuto sinfonico che è risultata, la caratteristica del binomio. Orchestra tecnicamente degna, guidata da un direttore attentissimo agli equilibri timbrici e alla nitidezza degli attacchi, fantasioso e scattante, il quale ha lasciato grande libertà al pianista, che ha stregato il pubblico per la sua lucentezza di suono, la precisione assoluta degli accenti e della dizione, risolvendo il fuoco d’artificio finale con una sottigliezza addirittura diabolica. Applausi scroscianti, su entrambi i palcoscenici e numerose chiamate al proscenio per Giuseppe Albanese con il pubblico in visibilio, che è riuscito a strappargli a L’Aquila un bis a sorpresa, il misterioso Hedwig’s Theme di John Williams, nell’arrangiamento di Radnich, che ha ricalato il palco nella magia di un pianoforte che si è “trasformato” in orchestra, mentre a Lancianoil pianista calabro ha dedicato all’uditorio il Caprice Espagnol, Op.37 di Moritz Moszkowski, con l’abituale sfoggio delle crepitanti note ribattute, croce e delizia di ogni pianista che affronta questa virtuosistica pagina. Jacopo Sipari di Pescasseroli nella esecuzione della V sinfonia, è riuscito a canalizzare le potenzialità dell’orchestra senza soffocarle, concedendo libertà interpretativa ai singoli musicisti, con menzione su tutti, per lo splendido suono del clarinettista Gianluca Sulli, per il cornista Alessandro Monticelli e il timpanista Raffaele Collazzo, strumenti che schizzano l’essenza di questa sinfonia e dell’intera poetica caijkovskiana. Il direttore ha lasciato che le forze fossero fluidamente espresse trasformando la partitura in un “gioco” sapiente e sorprendente, creando, così, un “altrove” musicale, un luogo di dialettica continua tra vicinanza e lontananza, ascolto e contraddizione — un “fiume fluido” che si è rivelato come un attraversamento tra verità e finzione, vita e morte, rendendo l’esecuzione un vero e proprio “svelamento” di sensazioni e stati d’animo. Applausi scroscianti per tutti, talismani di piccole ebbrezze per i successi futuri del nuovo corso dell’ Istituzione Sinfonica Abruzzese.