Avezzano. “Che l’uso irriguo sia assolutamente prioritario solo ed esclusivamente dopo l’uso potabile non lo diciamo noi, ma la legge”.
Coldiretti L’Aquila interviene nuovamente sulle ulteriori e drammatiche restrizioni dell’uso dell’acqua nei campi del Fucino in questi giorni di siccità ma, questa volta, chiamando in causa il Testo unico dell’Ambiente. Che dice: “Nei periodi di siccità e comunque nei casi di scarsità di risorse idriche, durante i quali si procede alla regolazione delle derivazioni in atto, deve essere assicurata, dopo il consumo umano, la priorità dell’uso agricolo ivi compresa l’attività di acquacoltura […]”. Una premessa inequivocabile che è al centro della missiva inviata questa mattina al Genio Civile, in cui si chiede di conoscere dettagliatamente la situazione e di aprire una riflessione più profonda sulla ripartizione effettiva che viene fatta nel Fucino dell’utilizzo della risorsa idrica. In soldoni, Coldiretti L’Aquila si chiede: perché in situazioni di particolare siccità il settore agricolo deve essere quello maggiormente penalizzato? E quanto acqua viene assunta dagli altri comparti?
“Non intendiamo fare la guerra tra settori produttivi, quanto piuttosto conoscere le norme e gli accordi rivedendo le effettive priorità – dice Alfonso Raffaele, presidente Coldiretti L’Aquila – E’ ora di finirla di additare il comparto agricolo fucense come l’unico che assorbe acqua in modo indiscriminato!”. Un j’accuse che punta dritto al cuore del problema. “Bisogna fare chiarezza e garantire il rispetto delle leggi esistenti salvaguardando, come stabilisce la legge, gli interessi dell’agricoltura che, seppur osannata nei discorsi d’occasione, subisce troppo spesso il peso di restrizioni fortemente penalizzanti, spesso conseguenza di pregiudizi antichi e ormai inattuali” conclude il presidente.