Canistro. Sono 5 gli indagati, due arresti in carcere, un giovane ancora in fuga e uno latitante, della maxi operazione della guardia di finanza che riguarda droga per quasi cento chili, armi clandestine e un’organizzazione criminale ben strutturata. Si infittisce il quadro giudiziario intorno all’inchiesta che ha scosso la Valle Roveto.
Il blitz. Dopo il blitz all’alba nel comune di Canistro, culminato con la fuga rocambolesca di un giovane sospettato di spaccio, tuttora ricercato, ieri il tribunale di Avezzano ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di due degli indagati, R.A.B. e G.M., ritenuti il vertice di un’organizzazione criminale dedita al traffico di hashish e cocaina. I due sono accusati di aver orchestrato una rete di spaccio che, tra aprile e dicembre 2024, avrebbe movimentato oltre 98 chili di hashish e più di 3 chili di cocaina, con un’articolata struttura di distribuzione radicata nei comuni di Avezzano e Canistro. Il primo, pur essendo formalmente detenuto ai domiciliari, coordinava l’attività con l’ausilio dei coindagati M.S., C.T., L.D.L. e GM., definito nell’ordinanza “punto di riferimento dei tossicodipendenti della Valle Roveto”. Durante la perquisizione, eseguita in contemporanea nelle abitazioni dei cinque indagati, G.M., classe 1993, è riuscito a sottrarsi all’arresto fuggendo dalla finestra della sua abitazione di Canistro. Le ricerche proseguono senza sosta. gli indagati sono difesi dagli avvocati Antonio Pascale , Roberto Verdecchia , e Annunziata Margani.Le ricerche proseguono senza sosta da parte della Guardia di Finanza, che ha intensificato i controlli anche lungo la ex Superstrada del Liri.
Intercettazioni e confessioni. L’indagine è partita nel marzo 2024 da una segnalazione di un cittadino di Canistro e si è sviluppata attraverso un imponente lavoro di intercettazioni telefoniche e ambientali, rilevatori Gps, telecamere nascoste e controlli stradali. Le conversazioni captate descrivono nei dettagli l’attività di spaccio, i quantitativi ceduti, le modalità di trasporto e la strategia commerciale dell’organizzazione.
Uno degli indagati, L.D.L. ha fornito una confessione completa dopo l’arresto, confermando il proprio ruolo di custode e corriere, e chiamando in correità gli altri membri del gruppo. Ha riferito di aver consegnato fino a 62 kg di hashish e oltre 2 chili di cocaina, ricevendo compensi mensili per la custodia della droga e persino per il deposito di un’arma clandestina. I sequestri operati durante il blitz hanno confermato il racconto: sono stati rinvenuti panetti di hashish marchiati con etichette identificative, cocaina, pistole modificate e munizioni, insieme a telefoni, bilance di precisione, contanti e dispositivi Gps occultati nei pacchi spediti dalla Spagna.
La fuga. Considerato il “dominus” del traffico, già stato arrestato lo scorso dicembre, quando evase dai domiciliari la notte del 24 dicembre, è ancora in fuga e si troverebbe all’estero. Secondo gli inquirenti, fu lui a organizzare spedizioni di droga dalla Spagna (oltre 11 kg arrivati tramite corriere a un negozio di telefonia di Avezzano), a dirigere i movimenti dei suoi complici, e a reinvestire costantemente i proventi dello spaccio nell’acquisto di nuove forniture. A causa del concreto pericolo di fuga e della recidiva reiterata, ora anche per i due arrestati è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Per gli altri tre indagati la misura era già stata eseguita nel dicembre 2024, convalidata a seguito di perquisizioni che avevano restituito un quadro aggravante: pistole clandestine, munizioni e quantitativi di droga già pronti per la distribuzione.
Il commento del Gip. Nel provvedimento di 55 pagine, il giudice per le indagini preliminari Daria Lombardi parla di una “attività stabile e radicata”, una “struttura criminale con ripartizione dei compiti e ramificazioni anche in ambito carcerario”, sottolineando la “spiccata pericolosità sociale” dei soggetti coinvolti.
L’inchiesta, coordinata dal pm Marianna Proietti della Procura di Avezzano, potrebbe allargarsi ulteriormente, dato il coinvolgimento di soggetti attivi nella Capitale e in altre regioni italiane. Non si esclude l’apertura di nuovi fascicoli e ulteriori arresti nelle prossime settimane.
Intanto, mentre prosegue la caccia al fuggitivo, la Valle Roveto si interroga su come un’organizzazione così strutturata abbia potuto attecchire in un territorio storicamente lontano dalle rotte del grande narcotraffico. Un interrogativo che inquieta e chiama tutti – istituzioni, cittadini e famiglie – a un senso rinnovato di responsabilità