Avezzano. Continuano le proteste dei lavoratori precari da anni impiegati nei servizi amministrativi e tecnici della Asl 1 Avezzano–Sulmona–L’Aquila. Dopo giorni di sit-in e manifestazioni, il gruppo – circa 150 operatori impiegati tramite le cooperative Biblos, AZ Solutions e Vigilantes Group – ha deciso di rompere il silenzio, denunciando una situazione che definiscono “intollerabile”.
“Garantiamo da tempo, con impegno e professionalità, il funzionamento quotidiano delle strutture sanitarie pubbliche della zona”, spiegano i lavoratori, “ma restiamo in bilico, senza tutele reali, nonostante l’esperienza maturata sul campo”.
La recente aggiudicazione del nuovo appalto quadriennale ha permesso il loro rientro in servizio, ma per i lavoratori si tratta di una soluzione temporanea, che non affronta la radice del problema: la precarietà. “Il nuovo appalto garantisce la continuità del servizio, ma non garantisce i lavoratori”, denunciano. “Temiamo che serva solo a prendere tempo, senza risolvere nulla”.
A preoccupare è soprattutto l’imminente pubblicazione della graduatoria del concorso pubblico per 53 posti da assistente amministrativo. “Quando sarà pubblicata, partiranno i licenziamenti. Chi non ha superato la prova scritta, chi non ha potuto partecipare, chi ha ottenuto punteggi bassi: tutti rischiano il posto”.
I lavoratori ricordano le promesse fatte dal centrodestra regionale, che si era impegnato pubblicamente a salvaguardare ogni posto di lavoro, anche per gli esclusi dal concorso. “Quelle promesse sono agli atti. Vogliamo che siano mantenute”, affermano con decisione.
La protesta prosegue, e i lavoratori mettono in evidenza anche le conseguenze della loro temporanea assenza: “Ieri le strutture sanitarie sono andate in tilt. Eravamo in ferie forzate. Questo dimostra che senza di noi il sistema non regge”.
Avezzano. Continuano le proteste dei lavoratori precari da anni impiegati nei servizi amministrativi e tecnici della Asl 1 Avezzano–Sulmona–L’Aquila. Dopo giorni di sit-in e manifestazioni, il gruppo – circa 150 operatori impiegati tramite le cooperative Biblos, AZ Solutions e Vigilantes Group – ha deciso di rompere il silenzio, denunciando una situazione che definiscono “intollerabile”.
“Garantiamo da tempo, con impegno e professionalità, il funzionamento quotidiano delle strutture sanitarie pubbliche della zona”, spiegano i lavoratori, “ma restiamo in bilico, senza tutele reali, nonostante l’esperienza maturata sul campo”.
La recente aggiudicazione del nuovo appalto quadriennale ha permesso il loro rientro in servizio, ma per i lavoratori si tratta di una soluzione temporanea, che non affronta la radice del problema: la precarietà. “Il nuovo appalto garantisce la continuità del servizio, ma non garantisce i lavoratori”, denunciano. “Temiamo che serva solo a prendere tempo, senza risolvere nulla”.
A preoccupare è soprattutto l’imminente pubblicazione della graduatoria del concorso pubblico per 53 posti da assistente amministrativo. “Quando sarà pubblicata, partiranno i licenziamenti. Chi non ha superato la prova scritta, chi non ha potuto partecipare, chi ha ottenuto punteggi bassi: tutti rischiano il posto”.
I lavoratori ricordano le promesse fatte dal centrodestra regionale, che si era impegnato pubblicamente a salvaguardare ogni posto di lavoro, anche per gli esclusi dal concorso. “Quelle promesse sono agli atti. Vogliamo che siano mantenute”, affermano con decisione.
La protesta prosegue, e i lavoratori mettono in evidenza anche le conseguenze della loro temporanea assenza: “Ieri le strutture sanitarie sono andate in tilt. Eravamo in ferie forzate. Questo dimostra che senza di noi il sistema non regge”.
Il timore più grande è quello di essere “usati” per coprire i servizi essenziali, per poi essere gradualmente sostituiti dai vincitori del concorso. “Non vogliamo formare i nuovi arrivati per poi essere sbattuti fuori dopo anni di sacrifici. Non è accettabile”.
La richiesta è chiara: certezze, non rinvii. Rispetto, non ambiguità. E una promessa finale: “Non ci fermeremo finché non avremo risposte vere”.
Il timore più grande è quello di essere “usati” per coprire i servizi essenziali, per poi essere gradualmente sostituiti dai vincitori del concorso. “Non vogliamo formare i nuovi arrivati per poi essere sbattuti fuori dopo anni di sacrifici. Non è accettabile”.
La richiesta è chiara: certezze, non rinvii. Rispetto, non ambiguità. E una promessa finale: “Non ci fermeremo finché non avremo risposte vere”.