Tagliacozzo. Strascichi sulla vicenda del trasferimento degli alunni delle elementari dal centro Anffas alla scuola Argoli. I consiglieri di opposizione Alfonso Gargano, Bruno Rossi, Roberto Giovagnorio, Giampietro Pendenza e Vincenzo Giovagnorio intervengono sulla vicenda e invitano il sindaco a “evitare di addossare ad altri le responsabilità del suo malgoverno”. “Facciamo notare”, spiegano in una nota, “che è stato unicamente il sindaco ad autorizzate il trasferimento di cinque classi all’Anffas nonostante la struttura fosse priva delle autorizzazioni Asl. E’ stato il dirigente scolastico, Domenico Amicucci, venuto a conoscenza del ritiro da parte della Asl del certificato di agibilità e in seguito alle proteste dei genitori, a vietare che i bambini frequentassero un luogo la cui salubrità risultasse al momento dubbia. Siamo convinti che ad accertamenti ultimati i luoghi risulteranno a norma, ma contestiamo il fatto che il sindaco possa dichiarare l’infondatezza degli elementi di rischio riscontrati da tecnici abilitati, senza addurre giustificazioni oggettive e appoggiandosi solamente alle proprie convinzioni personali”. Il sindaco ha chiesto il parere di tecnici specializzati che hanno incontrato i genitori dei ragazzi rassicurandoli. La quasi totalità dei genitori, infatti, è sul piede di guerra e chiede il rientro nella struttura dell’Anffas. La loro volontà è stata manifestanta anche in un’assemblea pubblica alla presenza di sindaco, tecnici e dirigente scolastico che, nonostante le richieste delle mamme dei ragazzi non se l’è sentita di rischiare e ha optato comunque per il trasferimento. Sul terreno ci sarebbe la presenza di ferro e manganese in quantità superiore alla media. Si tratta però di sostanze che non hanno capacità di disperdersi nell’atmosfera. L’amministrazione ha comunque disposto un ulteriore accertamento sulla qualità dell’aria in attesa della conferenza di servizi che dovrà dare l’agibilità definitiva. L’opposizione, èerò ribadisce che “il sindaco deve vietare l’utilizzo a fini pubblici di quei locali che risultassero privi delle regolari autorizzazione sanitarie”.