Villaallelonga. Una rassegna di foto storiche che ritraggono l’esperienza – spesso durissima – delle numerose famiglie che negli anni hanno lasciato il piccolo paese del Parco Nazionale d’Abruzzo, in cerca di migliori condizioni di lavoro e di vita.
Le foto rimarranno esposte in una mostra permanente presso il centro anziani. Alle testimonianze storiche sarà affiancato l’esito di un’indagine tra i giovani villacchiani sulle loro prospettive di vita e il rapporto che hanno con il paese e le sue tradizioni.
La mostra sarà organizzata in tre sezioni.
– La seconda sezione è dedicata alla migrazione verso Roma e in particolare all’insediamento presso l’Acquedotto Felice. Oltre alle immagini, verranno esposti brani tratti dal libro “Non tacere”, un documento redatto dai giovani baraccati che seguirono la “Scuola 725” organizzata da don Roberto Sardelli negli anni Sessanta.
Con una serie di grafici saranno presentati i risultati di un’inchiesta tra i giovani studenti di Villavallelonga (età 14-30) dal titolo “Il mio paese ed io”. Sono stati intervistati 14 ragazzi (prevalentemente delle scuole superiori di Avezzano) e 23 ragazze (tra loro anche molte universitarie con sede prevalentemente a L’Aquila e Roma) sul rapporto che hanno con il loro luogo di nascita e sulle scelte che presumibilmente faranno nel futuro. Notevoli le differenze tra i due sessi: le donne segnalano molte più ore di studio giornaliere e una netta prevalenza della scelta degli studi per seguire proprie preferenze, mentre gli uomini valutano più importanti le eventuali opportunità di lavoro. Gran parte delle donne non pratica sport, a differenza degli uomini che per il 50% praticano calcio e palestra, mentre un buon 20% gioca alle tradizionali bocce e il resto si divide tra tennis, corsa e kickboxing.
Nel tempo libero alle donne piace moltissimo leggere e andare al cinema, mentre per gli uomini prevale l’escursionismo in montagna. Ma c’è una cosa che unisce indissolubilmente i due sessi: l’interesse per le tradizioni locali, le feste di paese e i piatti tipici. Più del 90% delle donne poi ascolta i racconti degli anziani sulla vita di una volta. Il legame con il paese resta forte, tra gli universitari più del 60% torna spesso a Villa e c’è una piccola quota di donne che continua a frequentare solo persone di Villa. Anche se alla domanda diretta “Ti piace Villa così com’è” la maggior parte delle donne (65%) risponde no, mentre una quota analoga di uomini risponde sì. Come dire: il paese così com’è sta stretto alle ragazze giovani, che lo vorrebbero più collegato con il mondo, più moderno e anche più popoloso. Tra gli uomini prevale invece il desiderio di una popolazione più numerosa. Quasi metà degli intervistati (sia maschi che femmine) tra dieci anni si vede a Villa, ma una quota analoga pensa che lavorerà in una grande città italiana, e soprattutto le donne indicano Roma come meta lavorativa.
L’opzione di andare in un Paese europeo è stata selezionata dal 30% delle intervistate e da poco più del 20% degli uomini. Molti non escludono di andare a lavorare in un altro continente, mentre sono più le donne che pensano di lavorare nella Marsica o in Abruzzo. Una buona percentuale, tuttavia, rimarrebbe a Villa se il paese sviluppasse le sue vocazioni “naturali”. Ovvero:turismo ambientale, scientifico e culturale, con attività sportive, luoghi di accoglienza e ristoranti, imprese artigiane e cooperative agricole. Insomma, un futuro che non tradisca la tradizione e l’ambiente.