Tagliacozzo. Anche la presenza per pochi giorni di una troupe di Rai 5 a Tagliacozzo, arrivata per raccontare la vita e le bellezze di uno dei borghi più belli d’Italia, è stata l’occasione per scatenare una serie di polemiche con commenti e considerazioni su Facebook relative all’articolo pubblicato sul nostro giornale. MarsicaLive.it si è limitato a pubblicare la notizia in modo asettico e oggettivo, fornendo come sempre il servizio dell’informazione a migliaia di utenti ogni giorno. Le reazioni e le prese di posizione dei lettori o dei diretti interessati sono parte integrante della comunicazione. Ma la “politica” di questo quotidiano online è quella di lasciare libertà di pensiero e di opinione, escludendo però, quando possibile tecnicamente, commenti anonimi oppure offensivi in modo che ogni lettore si assuma le responsabilità di quanto afferma.
Sulla vicenda, un intervento chiarificatore arriva da Federico Vincenzoni, tagliacozzano doc, amministratore delegato del quotidiano romano Il Tempo e da sempre molto legato alla sua cittadina. Chiamato in causa nei commenti e nelle discussioni legate all’articolo in questione, ci ha inviato una lettera che pubblichiamo integralmente.
Caro Direttore,
ti prego voler pubblicare questa mia lettera. Credo che MarsicaLive detenga la primigenia giornalistica dell’argomento. Ritengo giusto utilizzare questo mezzo per esprimere una mia opinione. Ti ringrazio sin d’ora per lo spazio che vorrai dedicarmi.
Non sono solito ricorrere alla scrittura per chiarire o chiarificare questioni sinceramente lontane dalla mia quotidianità. Riservo questa noiosa prassi a questioni sentimentali con risultati disastrosi. Tuttavia vedere citato il mio nome sui mezzi on-line “glocal” (MarsicaLive.it, ndr) e rimbalzati su social network (Facebook, ndr) che non amo frequentare, impone una riflessione dal titolo: “Ne valeva la pena?”.
L’occasione che Tagliacozzo ha avuto di essere presente in un programma che andrà in onda su Rai 5 e su Rai International il prossimo autunno, come uno tra i dieci borghi più belli d’Italia, è stata una casualità frutto della combinazione tra la disponibilità del regista e degli autori unita a quella dimostrata dall’Amministrazione di Tagliacozzo, grazie alla rapidità e all’entusiasmo con cui il sindaco Maurizio Di Marco Testa raccoglieva il mio invito ad ospitare una piccola troupe per tre giorni.
Infine, ma non per ultima cosa, per puro spirito di amicizia, il contatto da me stabilito tra il regista e Vincenzo Giovagnorio (consigliere comunale di opposizione, ndr), che è stato il primo a fornire nel dettaglio una serie di avvenimenti e personaggi legati al territorio, che poi so essere stati realmente ripresi e intervistati, è stato senza dubbio la leva che ha permesso, in tempi strettissimi, la più nutrita ed esatta costruzione del racconto. Inoltre l’impegno profuso dall’Amministrazione nel fornire tutto il materiale utile per realizzare il miglior prodotto possibile e nell’integrare il lavoro già portato avanti precedentemente, ha permesso alla troupe di girare in meno di tre giorni tutto ciò che aveva stabilito. Valerio Marchesini, il regista, in una telefonata di domenica scorsa continuava a tessere lodi per la squisita disponibilità dimostrata dal Sindaco, dall’assessore Gabriele Venturini, da Vincenzo Giovagnorio e da tutti coloro che avevano preso parte direttamente o indirettamente al documentario.
Posso quindi rassicurare tutti gli amanti del pettegolezzo on line che Tagliacozzo ha fatto un’ottima impressione e che si è fatto tanto per sfruttare un’occasione di visibilità di cui “la Città d’arte” ha un disperato bisogno. L’augurio, rivolto agli autori e al regista, è che il lavoro svolto in questi tre giorni venga finalizzato al meglio.
Per questo mi sembra assolutamente ridicolo che si monti una polemica non solo sui meriti di chi ha fatto cosa, ma allo stesso modo che non si riesca a superare il confine del bene comune se non perdendo tempo e sprecando energie intorno a futili discussioni; se gli addetti e anche i non addetti ai lavori pensassero a come sfruttare al meglio queste possibilità, tutto prenderebbe un’altra forma. Se si pensasse ogni tanto a dire semplicemente “grazie” a chi collabora o si allargasse la partecipazione a tutte quelle persone che hanno qualcosa da dire o da aggiungere, probabilmente inizierebbe una nuova era della politica locale, fatta di partecipazione, costruzione e valorizzazione di quelle persone che formano oggi una comunità con uno spirito critico utile a nessun progresso.
Quasi dieci anni fa organizzammo con Luca Morgante la prima edizione di “Non Sol la Birra”, dopo aver sudato 7 camicie a convincere l’amministrazione che non si sarebbe trattato di una “Woodstock” a gnocchetti con i ceci, tutti furono talmente contenti del risultato che l’Amministrazione la inserì come una delle cose promosse dal Comune. L’anno successivo le camicie sudate furono 9, e il risultato ancora migliore; l’anno ancora dopo furono 12 e ancora più successo. Poi alla quindicesima camicia del quarto anno decidemmo di smettere. L’idea allora era di costruire qualcosa che venisse tramandato di generazione in generazione, di creare uno strumento che avvicinasse i ragazzi a preoccuparsi della ricettività del paese, di avviare attraverso il divertimento un percorso culturale in cui tutti potevano partecipare. I paladini del web glocal ci criticavano, i filosofi della cultura pane e cipolla ci guardavano come i fautori del turismo dozzinale e i latifondisti di Piazza Duca degli Abruzzi ci maledivano.
A distanza di dieci anni mi sembra che tutto sia rimasto troppo uguale. E considerando che i social network erano ancora una chimera concludo con una domanda: ne valeva la pena?
D’altronde che i ragazzi escano da Tagliacozzo per cercare lavoro altrove rimane sia una sciocca convinzione che una banale realtà, finché qualcuno concretamente non penserà a cosa uno dei dieci borghi più belli d’Italia voglia fare da grande. E quel qualcuno non può che essere l’intera Comunità.