Avezzano. Un successo annunciato, questa sera al Teatro dei Marsi, per il concerto solista di Grigorij Sokolov, il grande pianista russo che ha proposto musiche di Johann Sebastian Bach (Quattro duetti BWW 802-805 e Partita II in do minore, BWW 826) e di Wolfgang Amadeus Mozart (Sonata n. 13 in si bemolle maggiore Kv 333, op. 7 n. 2 e Adagio in si minore Kv 540).
Dopo l’esibizione, il 29 ottobre, al Ridotto del Teatro Comunale dell’Aquila e prima degli appuntamenti al Petruzzelli di Bari (il primo novembre) e all’Auditorium Agnelli di Torino (l’8 novembre), l’interprete ha proposto alla città della Marsica le sue peculiari cifre stilistiche, i suoi caratteristici “staccati” dai suoni brevi, la sua cura meticolosa nella resa sonora, dai toni quasi impercettibili ai “fortissimo” che taluni hanno paragonato a quelli di un altro grande maestro, Sviatoslav Richter. Estrema attenzione anche alle sfumature di tempo, a creare effetti drammatici di grande suggestione. Il tutto con l’abituale, sobria austerità, senza autocompiacimenti e divismi.
Come sua abitudine, ha poi concesso numerosi bis, sei per la precisione, spaziando da Chopin a Lyapunov, prima di accomiatarsi da pubblico.
Un evento di grande statura culturale, grazie a un artista considerato uno dei maggiori pianisti viventi. Nato a Leningrado il 18 aprile 1950, Sokolov ha iniziato a studiare pianoforte a cinque anni. A sette, è stato ammesso al Conservatorio di Leningrado, dove ha studiato con Lija Zelikhman e con Moisej Chal’fin. A dodici anni, il suo primo importante concerto; nel 1966, sedicenne e ancora studente, ha ricevuto la medaglia d’oro (il primo premio) al Concorso pianistico internazionale Čajkovskij, con decisione unanime della giuria, presieduta dal pianista Ėmil’ Gilel’s.
Assai ampio e diversificato, sin dagli esordi, il suo repertorio: da compositori del XVII e XVIII secolo (William Byrd, Froberger, Couperin, Rameau) ad autori contemporanei. Molto apprezzate le sue interpretazioni di Bach, Chopin, Beethoven, Mozart, Brahms, Schumann, Schubert, Rachmaninov, Skrjabin, Ravel, Prokof’ev, Čajkovskij.
Una carriera quarantennale, che lo ha visto suonare con le maggiori orchestre mondiali. Più di duecento i direttori d’orchestra con cui ha collaborato, tra i quali Valerij Gergiev, Trevor Pinnock, Chung Myung-whun, Andrew Litton, Herbert Blomstedt, Aleksandr Lazarev.
Più recentemente, le sue collaborazioni con le orchestre si sono diradate e Sokolov si è concentrato su programmi solistici.
Schivo, non amante della vita mondana e poco propenso a concessioni alle esigenze dello show business, ha rilasciato pochissime interviste e si è concesso raramente in apparizioni in video. Nessuna registrazione in studio, i cd pubblicati propongono esclusivamente sue esibizioni dal vivo. Ha dichiarato: “Un tempo una registrazione poteva avere il valore di testimonianza artistica, ma al giorno d’oggi è solo un tassello di un’enorme attività industriale. Certamente i buoni artisti suonano meglio in concerto che in disco; gli artisti di medio livello invece sono bravi in disco ma deludenti in concerto. Con la tecnica dei tagli si può tutto: una sorta di sterile cosmesi. Niente a che vedere con le testimonianze del passato, quelle per esempio di un Artur Schnabel, dove ci sono note sbagliate, ma atmosfera pura.”
Significativi i suoi rapporti con l’Italia e con l’Abruzzo in particolare. Nel 2008 ha partecipato al “Festival pianistico internazionale” di Brescia e Bergamo, dove si è aggiudicato il premio “Arturo Benedetti Michelangeli” e ha tenuto un recital al Teatro La Fenice di Venezia. Memorabili il concerto tenuto all’Aquila nel 2014 e quelli, del 2019, in occasione dell’inaugurazione della 74/a stagione della Società Aquilana dei Concerti “B. Barattelli”.